‘’Il vino biologico è una grande opportunità per il territorio, i consumatori e i produttori’’ l’ha sottolineato il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, al Vinitaly in occasione della presentazione dell’indagine di Veneto Agricoltura ‘’Quello del biologico – ha detto Zaia – è un settore che sta crescendo a due cifre ogni anno, e questa è la risposta più chiara che può arrivare dal mercato. Il veneto si sta adeguando in fretta tanto che tra qualche anno farà notizia chi non produce vino biologico’’. Da parte sua, il direttore di Veneto Agricoltura Alberto Negro, ha ribadito che: ‘’ L’indagine condotta dall’agenzia regionale ha inteso mettere in luce quanto sia importante per il comparto vitivinicolo la sostenibilità e la tracciabilità derivante dalle produzioni bio’’. Nel Veneto la viticoltura biologica risulta essere in forte crescita, tanto da passare dai poco più di 1400 ettari dal 2008 agli attuali 4500 dal 2016, più che triplicati; e straordinario è anche l’incremento, più 165%, registrato negli ultimi 3 anni (2014-2016). Su questo tema Veneto Agricoltura ha svolto un’indagine rivolta ai produttori di uva e vino biologico finalizzata a raccogliere testimonianze e sentiment dello stato del comparto. I risultati di questo interessante lavoro sono stati presentati al Vinitaly. La ricerca quantitativa, condotta su un campione di 263 aziende, ha consentito di delineare i principali punti di forza e di debolezza, nonché le opportunità e le minacce del mercato dei vini biologici per i produttori e trasformatori veneti. Quella emersa è la visione percepita dagli operatori sulla base del proprio vissuto e della quotidianità della gestione aziendale. Tra i punti di forza del biologico percepiti dai produttori emergono, sul piano della coltivazione, il minor impatto ambientale (67,7%), il miglioramento della biodiversità (47,9%) nonché un sensibile miglioramento delle condizioni lavorative (37,5%). Mentre, dal lato commerciale, si evidenzia la possibilità di offrire un prodotto più sano (72,4%), ma anche un’opportunità di differenziazione e di crescita per le piccole e medie aziende (32,3%) oltre che una pronta risposta alle richieste di mercato (24%). Risulta secondario l’obiettivo di maggior guadagno (13,5%). Anche per i trasformatori il principale punto di forza del biologico è la sostenibilità ambientale e la sanità del prodotto finale (intesa come assenza di residui), che va a cogliere le esigenze eco-salutistiche dei consumatori. Si tratta di un mercato percepito ancora in crescita nei prossimi anni, ma che presenta comunque dei punti di debolezza che non ne facilitano l’espansione. Per i produttori, dal lato della coltivazione, primeggiano la necessità di maggior forza lavoro (60,9%) e di una elevata professionalità (53,1%), a cui si aggiungono anche aspetti legati alla gestione burocratica della certificazione (32,8%), mentre sono basse le percentuali, rispetto alle aspettative, di chi ritiene ancora inferiori le conoscenze tecnico-scientifiche sul metodo biologico rispetto al convenzionale. Sul fronte commerciale, i produttori ritengono che i punti critici siano legati soprattutto alla maggiore variabilità delle rese, spesso inferiori rispetto al convenzionale (45,3%), a cui si aggiungono bassi e variabili prezzi delle uve, una filiera ancora non strutturata e affidabile nonché una forza contrattuale spesso deficitaria che possono gravare sul risultato economico d’impresa. A questi aspetti si aggiunge una nota dolente evidenziata dai trasformatori, che ritengono nel complesso ancora bassa la consapevolezza dei consumatori verso il sistema di produzione biologico (59,2%), nonostante recenti ricerche indichino un elevato grado di penetrazione dei prodotti bio nei consumi domestici italiani, seppure con una frequenza di consumo ancora bassa. E’ evidente che il rapporto qualità/prezzo incide sulle scelte. Si tratta di un aspetto riconosciuto anche dai trasformatori, che riconoscono un costo al consumo spesso elevato rispetto alle caratteristiche organolettiche finali del prodotto se confrontato al convenzionale (32,4%), in quanto il metodo biologico, di per se, non innalza la qualità organolettica del vino. Al termine della presentazione del report sul vino biologico, sono stati degustati 2 vini prodotti con un uvaggi da vitigni resistenti frutto di un progetto che Veneto Agricoltura e Regione stanno conducendo presso l’azienda Le Carline di Pramaggiore (foto). In termini generali, è stato ricordato nel report che nella grande distribuzione il trend delle vendite di vino bio ha segnato negli ultimi anni un incremento da record: +102% tra il 2014 e il 2015; +64% tra il 2015-2016; +108% tra il primo semestre 2016 e lo stesso periodo del 2017. Ovviamente, anche le superfici viticole bio sono aumentate (+23,8% tra il 2015 e il 2016), raggiungendo a livello nazionale una superficie complessiva di circa 103.000 ettari. Al Vinitaly anche Coldiretti ha presentato le sue stime sul bio green. In tre anni almeno il 75% della superficie agricola veneta sara’ bio. Lo ha sostenuto Coldiretti che ha presentato il Piano operativo per una viticoltura green. Sono 4 mila gli ettari vocati alle colture seguite con metodi alternativi alla chimica mentre 86mila sono coltivati secondo metodi tradizionali comunque attenti all”ecosostenibilita’. La viticoltura regionale produce 9 milioni di ettolitri di cui il 70% e’ a denominazione di origine controllata. Coldiretti registra un indubbio salto di qualità compiuto negli ultimi dieci anni dagli imprenditori andato di pari passo alla crescita culturale tra i consumatori che manifestano forti preoccupazioni sull’impatto ambientale e della salute che un’espansione di vigneti così organizzata può comportare. Per testimoniare questa scelta convinta Coldiretti ha chiamato alcuni rappresentanti dei consorzi di tutela, della cooperazione e privati che in ogni provincia hanno avviato percorsi virtuosi in merito. In cinque hanno portato il loro contributo per divulgare un’esperienza positiva che da reddito e consenso sui mercati internazionali.