Sono 35 le specialità Dop e Igp che in Veneto coinvolgono la rete dei piccoli comuni e sono 5 quelle che nascono esclusivamente in realtà locali con meno di cinquemila abitanti: l’asparago bianco di Cimadolmo, l’asparago di Badoere, il fagiolo di Lamon, l’insalata di Lusia e il marrone di Combai. E’ quanto emerge dal primo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”, presentato dalla Coldiretti a Palazzo Rospigliosi di Roma, in occasione dell’apertura dell’anno nazionale del cibo italiano nel mondo per raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, che potrà ora essere finalmente valorizzata e promossa grazie alla nuova legge n.158/17 che contiene misure per il sostegno e la valorizzazione dei borghi. Il Veneto che conta 303 mini amministrazioni – spiega la Coldiretti – è l’unica regione del Nord in cui prevalgono i prodotti ortofrutticoli e cereali: 17 delle 35 tipicità analizzate. Nello scrigno rientrano – ricorda Coldiretti Veneto – anche specialità particolari che, pur non blasonate, rappresentano le curiosità più ricercate dai turisti italiani e stranieri. E’ il caso delle giuggiole di Arquà Petrarca trasformate in confetture, liquore o sotto grappa le cui piante contornano i colli euganei dando un tocco particolarissimo al paesaggio. Tra i duemila abitanti molti dei quali agricoltori c’è l’attenzione a questo prodotto come emblema di un piccolo gioiello medievale meta ogni anno di migliaia di visitatori. 4 mila appena i residenti di Pontelongo nella bassa padovana, città che vanta forse l’unico zuccherificio ancora in funzione in tutta la Penisola. E’ qui che si lavorano quintali di barbabietole per ottenere lo zucchero nostrano tutto italiano. Chapeau, a tanta cura e bellezza mantenuta dalle realtà locali dove il senso di comunità si allea con l’appartenenza territoriale nell’obiettivo condiviso della custodia di valori e tradizioni.

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