Francesco Suman sul Bo Live, il giornale web dell’università di Padova, in un suo testo, ha fatto il punto sul clima di tensione che c’è stato intorno alla questione vaccini, anche durante il periodo delle feste natalizie (foto BO Live, UniPd). L’autore ha segnalato la prima pagina del quotidiano “Il Tempo” del 23 dicembre scorso incui è stato titolato “Analisi choc su due lotti di vaccini”. All’interno del giornale, anche un’intervista al presidente dell’Ordine nazionale dei biologi Vincenzo D’Anna, firmata dal direttore Franco Bechis, in cui sono stati commentati i risultati delle analisi commissionate da Corvelva, il comitato free-vax veneto, finanziate con 10.000 euro proprio dall’Ordine diretto da D’Anna. Il dipartimento di biologia dell’università di Padova nei giorni scorsi ha scelto di sospendere la collaborazione con l’Ordine per quanto riguarda la formazione delle Commissioni per l’esame di stato. Francesco Suman ha scritto che “Il Tempo e D’Anna riportano che nei lotti esaminati sono state trovate una serie di sostanze che non dovrebbero stare in un vaccino; nel caso specifico è Infanrix il nome di quello esaminato, un vaccino polivalente in commercio esco per l’immunità da difterite, tetano, pertosse, epatite b, poliomielite e malattia causata da Haemophilus influenzae tipo b.” Enrico Bucci, ricercatore in biologia dei sistemi complessi alla Temple University di Philadelphia, dalle pagine del “Foglio” ha smontato – punto per punto – i risultati allarmisti di Corvelva, evidenziando le gravi lacune metodologiche nelle analisi e mostrando come le conclusioni riportate non siano in alcun modo supportate dai dati raccolti. Nel suo articolo, Bucci ha citato anche il parere di Gerry Melino, per dieci anni direttore del dipartimento di Medicina Sperimentale all’Università di Tor Vergata, professore con lunga esperienza presso la Unità di tossicologia del Medical Research Council di Cambridge in Inghilterra. Proprio Gerry Melino è tra i principali promotori e firmatari di una lettera pubblicata il 2 gennaio, sempre su “Il Foglio”, in cui 130 membri della comunità scientifica italiana e internazionale denunciano la gravità della diffusione di false notizie in merito a delicate questioni di salute pubblica come la sicurezza vaccinale. “La salute dei cittadini passa anche attraverso la corretta informazione” il titolo dell’appello. Tra i firmatari 5 provengono dall’università di Padova: Ernesto Carafoli, Cesare Montecucco, Telmo Pievani, Luca Scorrano e Salvo Di Grazia. “Con questa lettera intendiamo esprimere la più ferma disapprovazione e condanna per quella che appare un’operazione volta a confondere l’opinione pubblica e instillare pericolosi allarmismi, utilizzando come leva documenti pubblicati in rete che sono fondati su metodi irrimediabilmente inidonei e che traggono conclusioni scientificamente infondate. Riteniamo per parte nostra doveroso riaffermare i principi metodologici della ricerca scientifica, che poggia innanzitutto su procedure e controlli convalidati e accurati, pubblicate su giornali scientifici di valore e non su pseudo-ricerche pubblicate in internet. Invitiamo l’opinione pubblica a diffidare di ricerche fai da te, da chiunque siano rilanciate, quando non sia chiaramente disponibile l’evidenza sperimentale inoppugnabile necessaria per supportare affermazioni così eccezionali”. Il 28 dicembre l’Associazione nazionale biotecnologi italiani (Anbi) dalle pagine del suo magazine “Prometeus”, ha addirittura parlato della possibilità di riscontrare gli estremi per il reato di procurato allarme laddove venisse confermato che i risultati delle analisi commissionate da Corvelva non sono supportate dai dati raccolti. Come segnalato da Francesco Suman, il 30 dicembre è stata la volta della Federazione italiana scienza della vita (Fisv), che riunisce oltre 7000 ricercatori aderenti a 14 società scientifiche. Nel comunicato, Il Presidente della Federazione Gennaro Ciliberto, ha osservato, tra l’altro, che Corvelva “utilizza termini sensazionalisti su risultati provenienti da propri studi non passati al vaglio della revisione paritaria, ovvero il processo democratico di valutazione e confronto dei risultati da parte di specialisti che ne certifica il metodo e la scientificità”.