Un disagio della comunità scientifica italiana nei confronti della politica. Un “turbamento”, riprendendo le parole del professor Alberto Mantovani, immunologo e direttore dell’Humanitas di Rozzano, rispetto alle scelte e alle ingerenze della classe politica italiana nei confronti dell’indipendenza della ricerca scientifica. I rapporti tra politica e scienza non sono mai stati facili, anche se oggi si sta giungendo quasi a un punto di non ritorno. Non basterà, anche se può essere utile, la firma di Beppe Grillo (con annesse polemiche), leader spirituale del Movimento 5 Stelle e di Matteo Renzi, senatore del Partito democratico, del Patto trasversale per la Scienza: l’appello promosso dal virologo Roberto Burioni e dal professor Guido Silvestri, immunologo dell’università di Atlanta, contro la pseudoscienza e che ha visto la firma anche di Giorgio Palù, professore all’università di Padova e presidente della società europea e italiana di Virologia, al quale Mattia Sopelsa per il Bo Live, il giornale web dell’ateneo di Padova, ha chiesto l’opinione rispetto alla situazione attuale del nostro Paese. Professor Palù, esiste – in Italia – un attacco deliberato della politica alla scienza?  “Non parlerei di attacco deliberato, piuttosto di un ignorante attacco. La scienza e la ricerca scientifica sono state messe in secondo piano, sottovalutate e messe in una posizione sottotaciuta rispetto alla società. Non si tratta solo ed esclusivamente di un problema di emanazione politica: c’entrano anche la predominanza delle nuove tecnologie di comunicazione come Internet e anche una certa colpa – in passato – degli scienziati stessi. Gli scienziati per un periodo di tempo non hanno mai voluto occuparsi di divulgazione scientifica, chiusi in una sorta di torre d’avorio senza il sentire il bisogno di comunicare con la società esterna. Per migliorare la comunicazione della scienza è necessario che anche lo scienziato scenda di alcuni piani e inizi un lavoro importante di divulgazione nei confronti della popolazione, anche se non è possibile che riesca a farlo esclusivamente con le proprie forze. D’altra parte, Internet ha reso accessibili a molti informazioni che purtroppo però non hanno alcun valore scientifico. Al contrario: la conoscenza che si può acquisire attraverso la Rete è spesso acritica e di conseguenza pericolosa. Questa situazione è anche figlia di scelte educative sbagliate, a partire anche da come viene impartito l’insegnamento in Italia: troppo spesso i giovani preferiscono affidarsi al Web, dove – lo ribadisco – si trovano troppe informazioni non rispondenti al vero”. In quest’ultimo periodo si sono diffuse aspre polemiche rispetto ad alcune scelte del governo rispetto alla composizione e alla modifica di esponenti importanti, membri dell’Istituto superiore di sanità con una cascata di dimissioni contro quello che a tutti è sembrato uno spoil system del mondo scientifico. “Gli ultimi fatti di cronaca in questo senso sono chiari a tutti e ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere, senza provocare ingerenze indebite: lo scienziato deve fare lo scienziato e se proprio desidera fare politica deve cambiare lavoro. Allo stesso tempo la politica – e i politici – non devono interferire con quello che è la ricerca scientifica. La comunicazione di scoperte scientifiche o di fatti strettamente connessi alla ricerca ed estremamente delicati non può essere fatta attraverso la voce di un politico: serve competenza, altrimenti si rischia di creare più confusione che beneficio”. Palù: “Io ho sottoscritto a mia volta quella petizione, anche se inizialmente ho ritenuto inopportuno che venisse estesa anche ai politici. Mi aspetto che Grillo sia in difficoltà rispetto ai suoi sostenitori. A parte questo, ritengo positivo – da un certo punto di vista – che i politici possano ravvedersi rispetto a determinate posizioni espresse in un passato recente. Poco fa affermavo che per fare buona comunicazione scientifica servono bravi scienziati divulgatori e anche dei bravi divulgatori scientifici, come avviene per esempio negli Stati Uniti. Però i politici possono ambire a diventare una sorta di ponte, di facilitatore tra le istanze di divulgazione della comunità scientifica e la necessità di ascolto e di apprendimento da parte della società nel suo insieme. Ne beneficerebbero tutti e faccio un esempio: nessuno o quasi si permette di discutere le teorie sulla relatività di Einstein o di importanti scoperte scientifiche nel campo della fisica. Per carità: c’è chi mette in dubbio che l’uomo sia stato sulla Luna, ma nel campo della scienza biomedica tutti, proprio perché le patologie vengono percepite e subite dalle persone, si sentono autorizzati ad esprimere un’opinione. Anche da questo punto di vista servirebbe sicuramente un pò di ordine”, ha concluso il prif. Palù. (foto Bo Live,UniPd).

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