l’Europa comunitaria compie 60 anni. Per celebrare la ricorrenza Unioncamere del Veneto e Camera di Commercio di Treviso-Belluno organizzano il convegno «L’Europa 60 anni dopo: quali vantaggi per le nostre imprese? L’esperienza del Veneto e del Lussemburgo», in programma venerdì 24 marzo, a partire dalle ore 15.30, presso la sala conferenze della Camera di Commercio in piazza Borsa,a Treviso. L’incontro vuole da un lato celebrare l’importante compleanno, dall’altro capire cosa in questi anni è stato fatto. La crisi economica ha mosso aspre critiche alle Istituzioni europee, senza tuttavia tenere conto della pace che è stata garantita dopo due devastanti guerre mondiali e dello sviluppo economico e culturale dal dopo guerra ad oggi. Con l’aiuto dei dati elaborati a livello regionale da Unioncamere Veneto e dell’esperienza della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, l’incontro vuole analizzare con obiettività ciò che di positivo e di negativo è stato ad oggi realizzato. Un focus sarà dedicato ai rapporti col Lussemburgo, rappresentato da Pierre Gramegna, ministro delle Finanze del Granducato. “L’Unione Europea – afferma il Presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno Mario Pozza – non è solo una zona di scambio, è un progetto intrinseco di valori e di principi, dato dalla nostra storia. I principi di libertà, democrazia, lo stato di diritto identificano un’Europa capace di sorreggere le azioni economiche delle nostre imprese. A queste deve guardare con azioni mirate guardando alla particolarità che le distingue nella globalizzazione”. “Il Veneto è una regione fortemente caratterizzata da piccole e medie imprese – spiega Gian Angelo Bellati, segretario generale di Unioncamere Veneto –. Per questo abbiamo realizzato uno studio per misurare gli effetti, per le aziende, di trovarsi nell’Unione europea. Anticipando alcuni contenuti, possiamo dire che l’Unione europea è stata per il Veneto di fondamentale importanza, anche se ci sono aspetti negativi come la non protezione dell’origine geografica e delle merci, nonché una mancanza di coordinamento soprattutto a livello dei cosiddetti residui fiscali”.