Veduta di una spiaggia di San Vincenzo (Livorno) in una foto d'archivio. ANSA/ FRANCO SILVI

Lo scorso anno, in questo periodo, nelle rinomate località balneari dell’Alto Adriatico tutto era pronto per la stagione estiva, per offrire vacanze ideali grazie alle efficienti strutture ricettive, commerciali, di ristoro e svago adatte a famiglie e giovani, e grazie anche al ricco calendario di manifestazioni culturali e sportive. Nulla di tutto questo oggi: si deve pensare a nuove stategie per non vanificare del tutto la stagione estiva che, a dispetto del coronavirus, si prospetta calda e piena di sole. I ponti tradizionali di fine aprile e di maggio sono “saltati”; niente vacanze al mare per quel 40% di italiani che lo scorso anno ha preferito le nostre coste ai paesaggi esotici. Occorre progettare il prossimo futuro, ipotizzando possibili soluzioni per non arrendersi al fallimento, in attesa che dal Governo sia fatta chiarezza anche nel settore del turismo che rappresenta, con l’indotto, il 15% del PIL nazionale.
Cadute nel vuoto le richieste presentate ancora a marzo dal G20s, il coordinamento tra le venti maggiori spiagge italiane, attualmente ben cinquecento località balneari stanno protestando verso Roma per l’indifferenza ricevuta. In ginocchio ci sono tutti gli alberghi e i negozi e oltre trecentomila lavoratori stagionali fra i quali commessi di supermercati e magazzinieri. Le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia stanno valutando proposte per aprire hotels e spiagge onde consentire una seppur timida ripartenza, con la prospettiva di posticipare l’avvio delle attività scolastiche e così dare un po’ di respiro alle attività balneari fino al mese di settembre. Dal canto loro i Comuni interessati preparano soluzioni per spiagge anti-contagio. A Bibione si pensa di riaprire, nel rispetto della sicurezza dei lavoratori e degli ospiti, aumentando il distanziamento tra le persone in spiaggia, più che dimezzando il numero dei diciottomila ombrelloni. L’ampio litorale consentirebbe di riservare più di cinquanta mq. di spazio per ciascun ombrellone, un ”appartamento all’aria aperta“ per godere della spiaggia in sicurezza. E Lignano provvede a livellare gli otto chilometri di spiaggia per essere pronti ad ospitare i villeggianti, garantendo spiagge sicure con la costante sanificazione di ombrelloni, bagni e lettini. Anche Jesolo spera nel salvataggio della stagione, valutando come sistemare la spiaggia: si parla di duemila ombrelloni sui soliti venticinquemila, per garantire la distanza di sicurezza. «Sfruttiamo la tecnologia e attiviamo un’App – afferma il sindaco Valerio Zoggia – che permetta di accedere alla spiaggia soltanto dopo aver prenotato e scelto il proprio posto, privilegiando l’aspetto sanitario e il distanziamento sociale». «Pensiamo che possa essere questa la soluzione per l’estate 2020: per i cittadini jesolani la spiaggia sarà gratuita. Naturalmente sempre delimitati e distanziati. L’estate che ci aspetta – dichiara il sindaco – sarà diversa sotto tutti i punti di vista. Stiamo lavorando a stretto contatto con le categorie per individuare le migliori soluzioni per consentire lo svolgimento della stagione. Il Comune, assieme a Federconsorzi e alle associazioni di categoria, sta studiando la nuova strategia per la gestione dei pendolari attraverso il sistema di prenotazione digitale del posto spiaggia, così da poter controllare e indirizzare in modo più efficace i clienti verso i vari stabilimenti e consorzi balneari, prevenire assembramenti e avere efficace distribuzione degli spazi». E mentre al Cavallino i campeggi stanno pianificando l’apertura gia entro maggio e offrono soggiorni gratuiti ai sanitari impegnati contro il coronavirus, Caorle riorganizza l’arenile dimezzando gli undicimila posti spiaggia e progettando il posizionamento di colonnine per misurare la febbre e lavarsi le mani e i piedi prodotte proprio da una locale azienda. No ai box in plexigas che renderebbero insopportabile il calore sotto il sole. Niente grandi eventi. Forse cupole di bamboo, spazi distanziati con le corde, numero contingentato di ospiti, meno aggregazione in hotel come in ristorante, magari con servizio sotto l’ombrellone. Anche la commissione tecnica governativa sta valutando le condizioni per riaprire gli stabilimenti. Ma bisogna fare presto per limitare il disastro (hanno detto a gran voce molti sindaci).Perchè è certo che comunque il danno ci sarà, e sarà ingente. (ph arch.) ODM

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