Con il lavoro dal titolo “Improvement and extension of anti-EGFR targeting in breast cancer therapy by integration with the Avidin-Nucleic-Acid-Nano-Assemblies” si è dimostrato che, per trasportare un farmaco verso il tumore, è più efficace legare l’anticorpo a una nanoparticella ANANAS invece che al farmaco stesso. Inoltre con questa metodologia si può aggredire il tumore al seno “triplo negativo”, ad oggi senza cura farmacologica. Oggigiorno la terapia oncologica personalizzata si avvale di piccole molecole o anticorpi monoclonali in grado di riconoscere e aggredire specifici segnali/cascate metaboliche tipiche della patologia nei pazienti target, oppure di molecole ibride costituite da anticorpo e farmaco legati assieme (anticorpo-drug-conjugate – ADC), nelle quali l’anticorpo funge da trasportatore per il farmaco portandolo verso le cellule malate. In questo contesto, nonostante il potenziale vantaggio teorico, la nanotecnologia – che si avvale dell’impiego di nanoparticelle per il trasporto dei farmaci (come nel “viaggio fantastico/allucinante” di Isaac Asimov) – non ha ancora dimostrato i suoi vantaggi nella medicina personalizzata. Nel lavoro pubblicato su «Nature Communications», usando una classe di nanoparticelle (ANANAS) sviluppate all’Università di Padova dal team di ricerca guidato dalla Professoressa Margherita Morpurgo, si è dimostrato per la prima volta la superiorità dell’uso delle nanoparticelle rispetto a farmaci classici e alle molecole ibride anticorpo-farmaco. Tutto ciò, nel contesto del tumore al seno ‘triplo negativo’ (TNBC), una forma particolarmente grave di tumore che non risponde a nessuna terapia. Un anticorpo e un farmaco chemioterapico inefficaci in questo tumore, se opportunamente combinati con una nanoparticella ANANAS, riescono a superare le resistenze del tumore. (Nella foto dell’Unipd, il Team di ricerca: da sinistra Francesco Roncato, Margherita Morpurgo, Elisabetta Casarin, Elena Porcù, Giampietri Viola, Fatlum Rruga).  (m.m.)

 

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