Si è appreso dall’università di Verona che è stata identificata una molecola che ostacola l’efficacia delle terapie per la cura dei tumori. Una ricerca in tal senso è stata condotta da un team dell’ateneo scaligero, coordinato dall’immunologo Vincenzo Bronte, docente del dipartimento di medicina, diretto da Oliviero Olivieri. Lo studio, che è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Nature Communications”, apre nuove frontiere nella lotta al cancro, come è sottolineato in una nota. “Abbiamo identificato un possibile bersaglio molecolare per sviluppare nuove terapie – ha spiegato il prof. Bronte ai media e a Veronasera – in grado di limitare l’attività delle cellule immunosoppressive che giocano un ruolo chiave nel limitare l’efficacia terapeutica nei pazienti oncologici, non solo dell’immunoterapia ma anche dei trattamenti convenzionali quali la chemioterapia. La possibilità di poter quantificare e monitorare lo stato immunosoppressivo del paziente valutando la frequenza di questa popolazione nel sangue periferico permetterà, nel prossimo futuro, di arruolare selettivamente i pazienti per una terapia personalizzata e, quindi, più efficace”. Lo studio ha rivelato il ruolo inaspettato della proteina c-FLIP che normalmente controlla il ciclo cellulare prevenendo la morte programmata delle cellule a seguito di danno. In situazioni patologiche, quali la progressione del tumore, si assiste ad una anormale espressione di questa proteina nelle cellule mieloidi monocitarie. In queste cellule c-FLIP promuove l’acquisizione di funzioni immuno-inibitorie. I monociti FLIP positivi, impediscono la proliferazione degli effettori immuni, quali i linfociti T, limitando gli effetti positivi dell’immunoterapia. Lo studio ha anche rivelato come la quantificazione dei monociti c-FLIP positivi sia un parametro importante in grado di predire l’aggressività del tumore pancreatico”. (Nella foto di Veronasera: il team con al centro il prof. Bronte).