Sulla carne rossa è stata messa in rete una campagna a dir poco denigratoria nei confronti del lavoro degli imprenditori zootecnici e fuorviante per il consumatore italiano. E’ un ennesimo falso allarme. Lo dice Coldiretti Veneto preoccupata per il falso allarme che mette a rischio un settore chiave per l’economia della regione. L’allevamento di bovini da carne in Italia conta 5,7 milioni di capi e occupa 180 mila posti di lavoro. Le imprese zootecniche si concentrato nella Pianura Padana tra Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. La nostra regione rappresenta il 40% della produzione italiana, con oltre 6 mila stalle localizzate nelle province di Vicenza (1.604) Verona (1433) Treviso (1364) e Padova (1250). L’indagine Oms sul consumo della carne rossa sta creando un panico immotivato per quanto riguarda il nostro Paese, soprattutto se si considera che la qualità della carne italiana, dalla stalla allo scaffale, è diversa e migliore e che i cibi sotto accusa come hot dog e bacon non fanno parte della tradizione nostrana. Nel nostro Paese i modelli di consumo sono altri: dal macellaio si chiede la fettina, il brasato, addirittura il filetto. In crescita anche la scelta di tagli minori che hanno più versatilità in cucina e che si collocano perfettamente all’interno della Dieta Mediterranea che, fondata su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi, è il segreto alla base dei primati di longevità degli italiani, con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini. Le carni Made in Italy sono – sottolinea la Coldiretti – più sane, perché magre, non trattate con ormoni, a differenza di quelle americane, e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione “Doc” che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali. E per gli stessi salumi si segue una prassi di lavorazione di tipo ‘naturale’ a base di sale. Non a caso il nostro Paese vanta il primato a livello europeo per numero di prodotti a base di carne “Doc”, ben 40 specialità di salumi che hanno ottenuto la denominazione d’origine o l’indicazione geografica. A dover rassicurare i consumatori italiani è tra l’altro – rivela la Coldiretti – una frase riportata sullo stesso studio dell’Oms dove si afferma chiaramente che “E’ necessario capire quali sono i reali margini di rischio ed entro che dosi e limiti vale la pena di preoccuparsi davvero”. Altrettanto importante è capire esattamente di quali tipi di carne e di quali sistemi di lavorazione si sta realmente parlando quando si punta il dito contro la carne. Basti pensare agli Usa, dove il consumo di prodotti a base di carne è superiore del 60 per cento superiore all’Italia e dove l’utilizzo di ormoni e di altre sostanze atte a favorire la crescita degli animali è considerato del tutto lecito.

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