Secondo il recente rapporto dell’Agenzia Europea per l’ambiente il trasporto su strada è una delle principali cause dell’inquinamento atmosferico, a sua volta responsabile di centinaia di migliaia di morti ogni anno. Il nuovo protagonista di questa vicenda è il Lussemburgo, che secondo quanto riportato dal Guardian, potrebbe essere il primo paese a fare un salto in avanti: rendere il trasporto pubblico gratuito in tutto il paese. Pietro Osti per il Bo Live, il giornale web dell’ateneo di Padova ha scritto un testo su questo problema (con foto UniPd); egli ha ricordato, tra l’altro, che il Granducato conta circa 600.000 abitanti, per cui può rappresentare – anche dal punto di vista scientifico – un banco di prova per capire se questo tipo di proposta può funzionare, e soprattutto se può diventare esportabile. I numeri in questione non sono comparabili con quelli di altri stati più popolosi, ma nel computo finale bisogna tener conto del grande numero di pendolari che ogni giorno si spostano: a Lussemburgo Città, la capitale, si recano ogni giorno circa 400.000 persone, che si aggiungono ai 110.000 residenti.In ogni caso il Lussemburgo ha bisogno di un’inversione di rotta, per quel che riguarda il traffico. Nella capitale del Paese gli automobilisti hanno passato, nel 2016, una media di 33 ore nel traffico, ed è il primo paese UE – al secondo posto c’è l’Italia – per numero di automobili/abitante: 622 auto ogni 1.000 abitanti. Quanto inquina il trasporto su strada in Europa? La risposta in questa cartina con i dati di Eurostat, che prende in considerazione tre inquinanti: gli ossidi di azoto, il particolato pm10 e il particolato pm2.5. I dati sono espressi in tonnellate e fanno riferimento al 2016. “Quella del Lussemburgo è una proposta che ha sia aspetti positivi che negativi – ha commentato Andrea Ragona, presidente di BusItalia Veneto – sicuramente è un’ottima iniziativa di marketing, mentre sull’efficacia ho qualche dubbio: quasi mai le persone non usano il trasporto pubblico a causa del costo dei biglietti, è un fattore che riguarda l’1 o 2 percento degli utenti. Le ragioni sono piuttosto la distanza dalla fermata, la puntualità e la frequenza delle corse, la presenza di mezzi nuovi. C’è ogni tanto questo paradosso per cui questo tipo di proposte – ha continuato Andrea Ragona – arrivano da città più grandi, dove le distanze da coprire sono maggiori, mentre nei centri piccoli c’è più difficoltà. A Milano l’aumento del trasporto pubblico è avvenuto dopo l’introduzione dell’Area C, a Bolzano invece questo è avvenuto con l’aumento della tariffazione dei parcheggi e l’aumento delle piste ciclabili”. Osti ha ricordato nel suo testo che a livello Europeo il principale tentativo rendere il trasporto pubblico gratuito è stato fatto dalla città di Tallin, capitale dell’Estonia. Dal 2013 il progetto ha permesso ai cittadini di sfruttare la diffusa rete di trasporti – 70 linee di autobus, 5 di filobus e 4 di tram – gratuitamente, mentre i turisti sono tenuti all’acquisto di un biglietto che costa 2 euro. Non è chiaro quanto questa manovra abbia portato effettivi miglioramenti: gli studi e le analisi su questo esperimento non raccontano di risultati particolarmente positivi, cosa che riduce sua potenziale esportabilità. “L’esperimento di Tallin – ha precisato Ragona – non ha determinato un grande cambiamento: anche in quel caso erano già molto forti le agevolazioni statali per il trasporto pubblico e la nuova politica ha determinato soprattutto uno spostamento delle persone verso la città, per ottenere la residenza e poter così beneficiare della gratuità”. L’altro esempio, più recente, viene dalla Germania: il tema green è tornato di grande attualità nel paese, dopo gli scandali sulle emissioni di Volkswagen e dopo il grande successo dei Verdi alle recenti elezioni. A inizio 2018 il governo aveva indicato l’intenzione di rendere il trasporto gratuito in cinque città: Bonn, Essen, Herrenberg, Reutlingen e Mannheim. In defintiva, quella del trasporto pubblico gratuito è una delle possibili soluzioni per migliorare la maniera di muoverci in città: però non l’unica. Allora diventa un probvlema che vede in causa tutta la politica (che mal digerisce abbattere tasse e costi gestionali) ma soprattutto le aziende municipalizzate e i tanti enti energetici e ambientali che sono ruotano attorno alla moblità su gomma.
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