Il famoso dolce Tiramisù è una specialità ideata a Treviso. Questa paternità è contestata dal Friuli che è riuscito ad ottenere un decreto ministeriale. “Di fronte a questo decreto resto letteralmente basito. Mi auguro che il ministro lo abbia fatto in buona fede e che qualcuno gli abbia rifilato carte non completamente esatte, altrimenti ci sarebbe veramente da preoccuparsi”: a dirlo il presidente del Veneto riguardo al decreto del Ministero delle Politiche agricole sul tiramisù “friulano”, che si dice pronto a impugnare se non dovessero essere ascoltare le ragioni dei veneti e lo stesso non dovesse essere ritirato. “Sarà una grande occasione per riaffermare l’assoluta trevigianità di un dolce nato alle Beccherie dei Campeol, che ora è famoso nel mondo, al punto che sono spuntate come i funghi affermazioni di paternità quanto meno singolari”. Lo ha detto il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, annunciando Tiramisù World Cup, che si terrà a Treviso nel novembre prossimo e che sarà aperta a tutti i cuochi non professionisti che vorranno cimentarsi con una ricetta tanto semplice quanto di successo. Ne riferisce il sito regioni.it. “Credo proprio – ha aggiunto – che, per vincere, sarà il caso che i concorrenti si preparino bene sulla ricetta della Signora Campeol. L’unica degna di dare il nome al ‘Tiramesù’, detto alla trevigiana come si conviene”. “Questo dolce – spiega il Presidente – è diventato un vero e proprio simbolo mondiale della gastronomia veneta e trevigiana, e come tale non poteva vedere il ‘suo’ campionato del mondo in nessun’altra parte che non in Veneto e a Treviso. Naturalmente vinca il migliore – conclude – ma di certo i concorrenti trevigiani faranno tutta la corsa in testa al gruppo e, magari, indovineranno la fuga giusta”. “O meglio: non mi sorprende che il Friuli Venezia Giulia faccia una richiesta. La avanzi pure e il ministro la recepisca con tutto quello che può sostenere il Friuli Venezia Giulia, ma un ministro ha il dovere di sentire i territori per sapere se qualcun altro ha interessi su questo prodotto. Firmando questo decreto e attribuendo al Friuli Venezia Giulia questo primo segnale di riconoscimento, il ministero afferma in sostanza che non conta che cinque milioni di veneti siano riconosciuti – soprattutto Treviso – per avere come prodotto tipico il tiramisù, che da noi si mangia veramente dappertutto; che non conta avere un’industria che si è sviluppata intorno a questo prodotto; che non conta avere, oltretutto, una tradizione che ne sancisce una storicità con l’origine e tutto il resto. Io mi chiedo a cosa serve questa guerra tra poveri. Invito quindi il ministro a sospendere il decreto. Sarebbe come se noi Veneto – sottolinea – andassimo a chiedere la protezione del marchio della ‘gubana’ e nessuno si peritasse di sentire i friulani. Detto questo, chiedo quindi la sospensione del decreto e un’audizione dove i veneti porteranno le loro ragioni. Dopo di che, se il ministero deciderà di andare comunque avanti, io non voglio fare il guerrafondaio – perché i problemi della vita sono altri – però non neppure posso farmi passare sopra la testa questo fatto e impugnerò il decreto nell’interesse dei veneti. Questo anche perché non passi l’idea – visto che lazzaroni ce ne sono sempre in giro – che i marchi si danno a chi arriva prima perché non sta nella storia dell’ottenimento dei marchi che si vince in base al numero del protocollo. Per il presidente del Veneto l’iniziativa del Friuli Venezia Giulia per il riconoscimento della originalità territoriale del Tiramisù “è una vergogna” e il decreto del ministro per le Politiche agricole pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 luglio deve essere revocato “altrimenti – ribadisce – lo impugneremo”. Il presidente veneto ha ricordato che la domanda era stata presentata dall’Accademia della cucina del Friuli Venezia Giulia e poi vagliata da una struttura regionale. “Legittimamente – ha detto – ma non è legittimo che venga promulgato un decreto senza ascoltare le controparti”. Il Friuli V.Giulia ha replicato per voce dell’assessore regionale alle risorse agricole Cristiano Shaurli: “il dolce, famoso in tutto il mondo con il nome di “Tiramisù” è stato inserito, su richiesta della Regione Friuli Venezia Giulia, nella lista dei Prodotti agroalimentari tradizionali (Pat) e quindi riconosciuto come caratteristico del territorio”. E questo, ha aggiunto Shaurli, è “un risultato importantissimo, una novità che ci riempie di soddisfazione”: yn aggiornamento che include anche il “Tiramisù” nelle due versioni storicamente originarie del Friuli Venezia Giulia: quella carnica, conosciuta come “Tiramisù” o “Tirimi sù”, un trancio al mascarpone le cui origini vanno ricercate nella Tolmezzo degli anni ’50 dello scorso secolo, presso l’albergo ristorante “Roma”; e quella bisiacca, semifreddo in coppa noto come “Coppa Vetturino Tìrime Su”, servita sempre negli anni ’50 alla trattoria al Vetturino di Pieris, in provincia di Gorizia. I Pat (prodotti agroalimentari tradizionali) sono quei prodotti riconosciuti a partire dal 2000 dal Ministero delle Politiche agricole, in collaborazione con le Regioni, i cui metodi di lavorazione, conservazione, stagionatura sono praticati in un territorio, in maniera omogenea con procedure tradizionali per un periodo continuativo non inferiore a 25 anni. In sostanza “essere in quell’elenco ha una forte valenza culturale, perché oltre a riconoscerne il nome e l’esistenza, ne evidenzia la tipicità, l’appartenenza storica a un territorio, e può anche rappresentare il viatico a un successivo e ancora più importante riconoscimento”, ha spiegato Shaurli, ricordando che diversi prodotti inseriti negli elenchi dei Pat hanno poi intrapreso il percorso per la registrazione europea DOP/IGP. “In Friuli Venezia Giulia è il caso della Brovada, che ha ottenuto il riconoscimento DOP, ed è oggi il caso della Pitina con la richiesta di registrazione IGP sul tavolo della Commissione Europea a Bruxelles”. L’iter di riconoscimento del Tiramisù quale Prodotto agroalimentare tradizionale è iniziato con una domanda presentata dalla delegazione di Udine dell’Accademia Italiana della Cucina, che ora, attraverso il delegato Massimo Percotto, parla di “ufficializzazione della verità storica sulle origini di un dolce simbolo dell’Italia nel mondo, riferimento permanente alla nostra cultura ed alla nostra maestria gastronomica”. L’istruttoria della domanda è stata quindi curata dall’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale (Ersa), che ne ha verificato la rispondenza ai requisiti stabiliti dal regolamento ministeriale, e dalla Direzione Centrale per le risorse agricole, che ha provveduto alla trasmissione al Ministero. “A volte in passato siamo stati un po’ restii a rivendicare i nostri successi e le nostre capacità. In questa occasione – ha concluso Shaurli – lo abbiamo fatto con forza, con coerenza e attraverso una ricerca storica, che ha permesso di raccogliere una valida documentazione a sostegno della nostra richiesta. Siamo orgogliosi di aver finalmente ottenuto un risultato che sancisce definitivamente il legame tra Tiramisù e Friuli Venezia Giulia, rappresentando un valore aggiunto per i nostri ristoratori e, quindi, per il prestigio enogastronomico dell’intera regione”. Quanto alle proteste del Veneto, per Shaurli “sono incomprensibili le polemiche e i nervosismi di Zaia sul riconoscimento del Tiramisù come prodotto tradizionale del Friuli Venezia Giulia”. “L’iter partito dalla richiesta dell’Accademia della Cucina – ha riobadito Shaurli – è stato seguito con attenzione e professionalità dall’Ersa e la documentazione prodotta ha portato ad un atto, già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, che sancisce l’origine di un piatto ed afferma che, seppur famoso ormai in tutto il mondo, questo è nato e appartiene alla tradizione del Friuli Venezia Giulia ed al ‘saper fare’ dei suoi abitanti”. Per Shaurli “non c’è nessun antagonismo o “guerra” in atto, solo l’orgoglio e la volontà di dar merito a chi ha creato quello che è diventato uno dei capisaldi del Made in Italy nel mondo. “Riconosco certo – ha puntualizzato – le capacità ‘commerciali’ dei veneti ma ovviamente conosco anche il ‘saper fare’ friulano, e ne sono orgoglioso”. “Al Presidente Zaia ricordo che siamo generosi perché – ha aggiunto Shaurli – anche il Prosecco, come da disciplinare di tutela, è nato ed ha origine in Friuli Venezia Giulia e, senza quel nostro Comune del Carso, nessuna denominazione di origine sarebbe stata possibile. Certo, possiamo essere anche una piccola regione, ma abbiamo grandi qualità, storia e tradizioni che abbiamo intenzione di continuare a tutelare”.