Boscaioli, pastori, florovivaisti, pescatori, allevatori, vignaioli sono i responsabili delle oltre 50.543 imprese condotte da under 35 in Italia. Un numero che fa onore al Belpaese e lo colloca al vertici d’Europa per presenza di giovani in agricoltura provata dal crescente interesse delle nuove generazioni per il lavoro in campagna. E’ in questo settore che sono intervenute profonde innovazioni con attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche l’agricoltura sociale, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Secondo una indagine di Coldiretti/Ixe’, la gioventù agricola italiana possiede una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più. “Ma insieme alla burocrazia e all’accesso al credito la disponibilità dei terreni – sottolinea Alex Vantini delegato regionale – rappresenta il principale ostacolo alle aspirazioni dei tanti neo imprenditori. Il costo della terra è in media 20 mila euro, un valore superiore a quello di Germania e Francia. Dietro il valore medio – precisa la Coldiretti – si nasconde però una forte variabilità, con valori che partono dai mille euro all’ettaro dei pascoli della provincia di Catanzaro con un ettaro di frutteto o vigneto nelle zone di produzione più celebri, dalla Toscana al Trentino Alto Adige, che può andare da 500mila a oltre un milione di euro ad ettaro.
L’annuncio del Mipaaf di circa 8 mila ettari di proprietà di Ismea fa ben sperare migliaia di ragazzi e ragazze veneti che attendono ora che anche la Regione avvii il censimento degli ettari di suolo da inserire nella Banca della Terra secondo quanto previsto dai recenti provvedimenti regionali. Tra chi opta per la campagna come una scelta di vita accanto al numero crescente di quanti hanno scelto di raccogliere il testimone dei genitori, la vera novità rispetto al passato – spiega Coldiretti – sono le new entry da altri settori o da diversi vissuti familiari che hanno deciso di scommettere sul primario con estro, passione, innovazione e professionalità, i cosiddetti agricoltori new generation. Ben la metà è laureata, il 57 per cento ha fatto innovazione, ma soprattutto il 74 per cento è orgoglioso del lavoro fatto e il 78 per cento è più contento di prima.