Uno chiara “fotografia”, e parlante al tempo stesso, del centro della Via Lattea, solitamente invisibile dalla Terra per la nube di gas e polveri che lo avvolgono. È l’immagine ottenuta con il radiotelescopio MeerKat, inaugurato di recente nel deserto del Karoo, in Sudafrica. È un assaggio delle potenzialità del nuovo strumento, attualmente il più grande radiotelescopio dell’emisfero Sud con le sue 64 antenne a parabola alte quasi 20 metri, e parte integrante del più ampio progetto internazionale Square Kilometre Array (Ska). Un’impresa, quest’ultima, che oltre ad avere rilevanti ricadute scientifiche, porterà con sé opportunità di crescita economica e sociale soprattutto in Paesi come l’Africa. Nella foto: il radiotelescopio MeerKat in fase di costruzione in Sudafrica nel 2017. Credit: Ska South Africa (photo Unipd). Monica Panetto per il Bo Live, il giornale web dell’ateneo di Padova, ha scritto un testo ben documentato sulle nuove opportuntà di sviluppo per l’Africa il cui contenuto viene rirposito anche da Veniceonair. L’obiettivo, nei prossimi anni, è di costruire, ha segnnalato Monica Panetto, un network di radiotelescopi molto più sensibili di quelli attualmente esistenti, in grado di captare segnali radio molto deboli emessi da sorgenti cosmiche anche a miliardi di anni luce di distanza dalla Terra. E capaci di superare di 50 volte la risoluzione e la qualità di immagini ottenute finora con l’Hubble Space Telescope. Sarà il più potente radiotelescopio mai concepito, uno strumento eccezionale per studiare l’evoluzione dell’universo, la materia oscura, la gravità e come si sono formate le prime stelle e le galassie dopo il big bang. Il progetto si articolerà in due fasi: la prima (Ska 1) prevede da un lato la costruzione in Australia di antenne a dipolo che captano le basse frequenze; dall’altro antenne paraboliche (i dish) per le medie frequenze in Sudafrica. Nel corso della seconda fase (Ska 2) saranno compresi altri Paesi africani e ampliate le antenne in Australia. Per capire la portata dell’impresa, basti pensare che sono circa un centinaio le organizzazioni partecipanti sparse in Paesi di tutto il mondo e 12 le nazioni che si occupano della gestione del progetto: oltre all’Italia, che attraverso l’Istituto nazionale di astrofisica è stata uno dei primi Paesi a prendere parte all’impresa, il Canada, Regno Unito, Australia, Sudafrica, Cina, India, Olanda, Nuova Zelanda, Spagna, Svezia e da poco anche la Francia. Il progetto Ska renderà necessario un notevole sviluppo tecnologico specie nel campo dei big data e dell’ultra fast computing: il nuovo strumento riuscirà a produrre circa 160 terabyte di dati grezzi al secondo che dovranno essere gestiti (pari, per dare un’idea, a più di 35.000 dvd al secondo). Si pensi che se si volesse ascoltare su iPod i dati che Ska raccoglierà in un giorno, servirebbero due milioni di anni. Per questo la Ska Organization sta già valutando soluzioni innovative con aziende come Ibm, Intel, Amazon Web Services e in molti Paesi sono in fase di sviluppo e progettazione hardware e algoritmi di elaborazione. “Per l’Africa, ma anche per l’Australia – ha osservato Jader Monari, responsabile della stazione radioastronomica di medicina dell’Inaf-Ira – il progetto Ska costituisce un’opportunità incredibile, con un ritorno enorme sul territorio, innanzitutto in termini di infrastrutture. Le antenne saranno distanti migliaia e migliaia di chilometri e in Africa le parabole si distribuiranno dal Sudafrica al Ghana. Per la prima fase del progetto si parla di circa 200 parabole che vanno ad aggiungersi a quelle di MeerKat. Le antenne captano un segnale elettromagnetico che viene convertito in segnale elettrico, digitalizzato e inviato tramite fibra ottica a un elaboratore centrale. La necessità di trasmettere tutti questi dati spingerà a installare linee dati ad alta velocità per tutto il continente africano e australiano, che potranno essere condivise anche da altre strutture come ospedali, scuole, università, centri di ricerca. La cablatura di un intero continente è un’opportunità di crescita incredibile. E uno strumento di dimensioni così ingenti avrà bisogno di manodopera che sarà soprattutto locale e costituirà nuove fonti di reddito per la popolazione”. Le aziende del settore dovranno progettare e costruire le infrastrutture, le tecnologie e tutto ciò che servirà per il buon funzionamento dello Square Kilometre Array. Ma anche dopo la fase di costruzione, le operazioni e la manutenzione creeranno opportunità di impiego nei Paesi ospitanti. Inoltre, sarà necessario indirizzare i giovani verso carriere scientifiche per fornire le competenze richieste dall’economia del futuro. Ska è uno strumento molto importante per fare ricerca scientifica, secondo Monari. “Un sistema di antenne così potente sul territorio costituisce anche un radar eccezionale di incredibile sensibilità che potrebbe essere utilizzato, oltre che per gli obiettivi specifici del progetto, anche per individuare meteoriti che potrebbero essere pericolose per la Terra, o detriti spaziali, dato che è sempre più importante conoscere le orbite di questi oggetti affinché non colpiscano satelliti o altri oggetti in orbita. Ingegneri e manager di tutte le nazioni del mondo stanno collaborando e si scambiano opinioni per cercare di capire come sfruttare al massimo questo strumento. Ricordiamoci che la ricerca nel campo dell’astronomia ha portato allo sviluppo di diversi strumenti oggi ad uso civile: tutti abbiamo un telefonino in tasca: ebbene, i circuiti a radiofrequenza che sono integrati al suo interno derivano da ricerche avvenute nel campo scientifico”.
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