All’origine delle proprietà dei superconduttori ad alta
temperatura c’è un fenomeno troppo veloce per poter essere
osservato sperimentalmente con metodi tradizionali. Un
team di scienziati provenienti da diversi istituti di ricerca
(Politecnico di Milano, Sissa di Trieste, Università
Cattolica Sacro Cuore, Istituto Jožef Stefan di Lubiana,
University of British Columbia e molti altri) ha
applicato una sofisticata tecnica sperimentale, simile a
una moviola, per “rallentare” e analizzare la struttura del processo, migliorando la comprensione di questi materiali, e
rendendo più vicina una loro applicazione in ambito tecnologico. La ricerca è stata pubblicata il 9 marzo sulla rivista Nature Physics. Un processo troppo fulmineo per essere misurato e analizzato, ma il gruppo di scienziati italiani e stranieri ha ideato una sorta di “moviola”, molto sofisticata, che ha permesso di osservare, per la prima volta in maniera diretta, un effetto alla base della superconduttività ad alte temperature. I superconduttori hanno proprietà che li rendono
potenzialmente molto interessanti per la tecnologia (esempi
di applicazione sono, fra gli altri, i treni a levitazione
magnetica). La strada verso una reale applicazione delle
straordinarie proprietà dei superconduttori è stata però
sbarrata dal fatto che quelli “classici” funzionano a
temperature bassissime, vicine allo zero assoluto, di fatto
impraticabili. I superconduttori a base di ossidi di rame,
grazie alla loro più elevata temperatura di funzionamento,
sono più promettenti, è detto in una nota di Sissa, ma la possibilità di sintentizzare superconduttori a temperatura ambiente è un traguardo ancora lontano. Il principale ostacolo è la mancata comprensione del meccanismo che permette agli ossidi di rame di diventare superconduttori. Uno dei problemi principali è capire se le interazioni fra elettroni nel materiale sono dirette e istantanee oppure mediate da un’interazione “ritardata”. Va ricordato che il superconduttore è un diamagnete perfetto.

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