Esperti italiani e stranieri chiamati sulla condizione sociale, giuridica, sanitaria e psicologica dei minori stranieri richiedenti asilo; criticamente all’esame le politiche e le pratiche di accoglienza, senza dimenticare le cause strutturali che sono alla base del fenomeno dei rifugiati, nel corso del convegno “La condizione dei minori stranieri richiedenti asilo”, in programma il 18 novembre (h 9.15) all’Auditorium Santa Margherita dell’Università Ca’ Foscari Venezia, come annuncia una news dell’ateneo veneziano. La popolazione di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo ha superato, a partire dal 2013, quella del secondo dopoguerra. Quasi la metà di questa popolazione è oggi composta da minorenni. Soltanto in Italia, ad agosto 2016, i minori sbarcati sono stati 18.500 (esclusi gli arrivi via terra). In nove casi su dieci si tratta di minori non accompagnati. Con questi numeri Fabio Perocco, direttore del Master sull’Immigrazione, ha spiegato l’importanza e l’urgenza di affrontare il tema dei minori stranieri richiedenti asilo in Italia. “Si tratta di un fenomeno di enorme portata che porta con sé molteplici problematiche – ha detto Fabio Perocco – in primis, la condizione di estrema vulnerabilità sociale di questi bambini e ragazzi. Poi, l’inadeguatezza del sistema di accoglienza italiano per i minori, che lascia spazio a comportamenti talvolta arbitrari da parte di istituzioni e singoli funzionari, fino ad arrivare al trattenimento illegittimo. Infine, lo sfruttamento lavorativo e sessuale in cui possono incorrere questi ragazzi da parte di organizzazioni criminali (e non solo) a causa di una inefficace tutela e accoglienza che li sospinge in molti casi nella marginalità”. “Il riconoscimento della speciale condizione dei minori stranieri non accompagnati è sempre stato problematico in Italia – ha sottolineato Marco Ferrero, docente a Ca’ Foscari -. Nonostante una formale equiparazione ai minori italiani, prassi e perfino norme discriminatorie hanno in questi anni limitato e spesso impedito la tutela dei minori stranieri, soprattutto dei cosiddetti “grandi minori”, quelli vicini alla maggiore età: sottoposti ad accertamenti medici invasivi, sottratti alla piena tutela sanitaria, ostacolati nel dare continuità al loro soggiorno legale una volta raggiunta la maggiore età, oggi vengono scientemente “confusi” con i richiedenti protezione internazionale, lasciati in situazioni promiscue e non tutelati come minorenni e come richiedenti asilo. La ragione è evidente: sgravare gli enti locali di spese e responsabilità che sono sempre meno inclini a sostenere. Si tratta di una palese violazione dei diritti fondamentali che nel caso dei minori richiedenti asilo è doppiamente grave, perché vengono consegnati a forme di intervento temporanee ed emergenziali, illegittime e perfino controproducenti”.

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