Convegno sul futuro del settore lattiero-caseario nelle zone di montagna a Strasburgo, presso la sede dell’Associazione Parlamentare Europea. I territori europei di montagna hanno presentato un memorandum al Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Phil Hogan. La proposta di istituire subito un luogo di confronto tecnico e operativo come il tavolo intende dare concretezza alle indicazioni contenute nel memorandum. Come riconoscere all’agricoltura di montagna la necessaria redditività, come tutelare le produzioni che non rientrano nella grande industria alimentare? Tra gli interventi quello dell’ass. provinciale all’agricoltura di Trento Michele Dallapiccola (nella foto) il quale, tra l’altro, ha detto: “la situazione dell’agricoltura di montagna, e in particolare del settore lattiero-caseario, è al centro delle nostre attenzioni. Con i cambiamenti che si prospettano è necessario che i territori di montagna lavorino assieme per scongiurare la possibile perdita di competitività delle nostre aziende di fronte ad una concorrenza che sarà sempre più pesante a causa di condizioni che vedono svantaggiate le nostre realtà. Si tratta di problematiche che ci accomunano e per risolvere le quali chiediamo di far partire subito un tavolo permanente di lavoro e confronto. Su questo intendiamo concentrarci e impegnarci senza indugio”. Al tavolo di Strasburgo è stato ricordato che dal primo aprile cessa il sistema delle “quote” di produzione per il latte e quindi i produttori delle zone di montagna dovranno subire una pesante concorrenza da parte delle aziende delle zone di pianura che hanno condizioni più favorevoli e costi inferiori. La materia è stata inquadrata in apertura del convegno dall’eurodeputato Herbert Dorfmann. Ha moderato il dibattito la sua collega Elisabeth Köstinger. Il documento presentato a Hogan è stato condiviso dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Provincia autonoma di Bolzano (a Strasburgo era presente l’assessore Arnold Schuler), dalla Baviera, dal Tirolo, dal Voralberg, dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e dalla Regione autonoma Valle d’Aosta. Molti gli interventi che si sono succeduti, che hanno evidenziato il timore per il cambiamento che a breve interesserà un’economia già fragile, che vede condizioni di lavoro speciali, e la comune richiesta di attenzione per un settore fondamentale dal punto di vista produttivo ma anche sociale e ambientale. L’agricoltura di montagna, lo ricorda nelle premesse il memorandum che è stato presentato, è caratterizzata da piccole strutture e genera, con notevoli sforzi e in condizioni difficili, prodotti di alta qualità come carne e latte. Il suo ruolo non si esaurisce in questo. Contribuisce alla manutenzione del territorio e del paesaggio e al mantenimento delle risorse naturali e della biodiversità.
La produzione di latte, questa la previsione degli esperti, in futuro subirà un processo di concentrazione, con aziende sempre più grandi, localizzate per lo più nelle zone di pianura e orientate all’allevamento di razze altamente produttive. La perdita di competitività per le aziende di montagna si teme possa avere ripercussioni negative non solo sull’economia ma anche sul popolamento delle aree montane. In risposta a questa prospettiva il “Memorandum di Strasburgo” propone varie misure; tra queste l’attivazione di un programma operativo che preveda il finanziamento dello sviluppo e tutela dei marchi, delle spese per studi di mercato, della tutela di qualità e certificazione, dell’investimento in strutture collettive di lavorazione e vendita, di misure volte al miglioramento della raccolta e distribuzione dei prodotti agricoli. Nel documento si chiede inoltre di promuovere una convergenza completa e rapida dei premi per le zone di montagna. Si chiede poi di migliorare la rete di sicurezza per il settore lattiero- caseario nelle zone di montagna e inoltre la possibilità di sostenere la raccolta dei prodotti agricoli, apporto fondamentale per il funzionamento del settore lattiero-caseario. Il memorandum propone poi di semplificare le norme che regolano il marchio ” prodotto di montagna”, ampliare le possibilità di sovvenzionare le razze bovine autoctone alpine e di montagna e sostenere forme di conduzione collettiva degli alpeggi di piccole dimensioni. L‘eurodeputato e relatore sul pacchetto latte James Nicholson ha sostenuto che “le quote latte hanno funzionato ma adesso la situazione cambierà e dobbiamo prepararci creando anche nuovi strumenti per permettere un atterraggio morbido”.
“Di fronte all’estrema volatilità dei prezzi – si è chiesto l’eurodeputato Paolo de Castro – servono strumenti nuovi? È possibile aggiungere agli esistenti strumenti nuovi che consentano agli Stati membri di dare risposta alle difficoltà delle aziende? Non si tratta di reintrodurre le quote latte che non ci sono più e non si torna indietro. Però la sfida di oggi è pensare a strumenti flessibili che consentano di governare l’offerta.” Le conclusioni sono state tratte all’eurodeputato Michel Dantin. “Bisogna far conoscere i prodotti e valorizzarli, servono innovazione e ricerca. I costi supplementari che la montagna con la sua agricoltura produce sono espressione di attività lavorative. Mantenere attività in quei territori significa preservarne gli assetti. Noi accettiamo la proposta di verificare gli effetti degli strumenti che sono a nostra disposizione”. Phil Hoga ha proposto ai partecipanti al tavolo di ritrovarsi il prossimo autunno.