Quattro secoli sono quelli che legano Padova con Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna laureata al mondo nel XVII secolo, quando ancora al genere femminile erano precluse le strade dello studio e della ricerca, appannaggio dei soli uomini. Lo ha ricordato Annalisa Oboe, prorettrice alle relazioni culturali, sociali e di genere, in apertura dell’incontro Storie di donne, scienza e università: “L’università di Padova – ha detto – ha un rapporto speciale che lega le donne e la ricerca scientifica. Proprio grazie alla figura di Elena, simbolo precoce di una donna dedicata alla scienza e allo studio”. Un caso emblematico, il suo: discendente di una delle famiglie più importanti di Venezia, riuscì a superare le barriere sociali che impedivano al genere femminile di poter ottenere un titolo di studio. “Ma fu un caso eccezionale – ha spiegato ancora Oboe – emblematico perché fece scattare tutti i meccanismi di difesa dell’epoca con l’ateneo di Padova che si affrettò a impedire, a rendere irripetibile la possibilità che altre donne potessero seguire il percorso di Elena”. Ci vollero altri due secoli prima di poter vedere altre donne laurearsi. Di questo incontro avvenuto l’8 marzo, festa della donna, ha pubblicato una cronaca il giornale Il Bo dell’ateneo di Padova. La situazione oggi è diversa, molto, anche se tanta strada deve essere ancora fatta, anche all’interno della stessa università: “Esistono ancora delle criticità – ha detto ancora Oboe – all’interno del nostro ateneo c’è ancora una segregazione orizzontale nell’accesso agli studi scientifici “duri” rispetto a quelli di tipo umanistico e anche nella distribuzione dei ruoli di professore e professoressa a vari livelli”. L’obiettivo è quello di cancellare le barriere e di riuscire a includere le donne “a ogni livello della vita universitaria”. A rappresentare, non solo idealmente, il percorso femminile e di successo, all’interno dell’università di Padova, c’erano Claudia Padovani, politologa e direttrice del Cirsg (centro interdipartimentale di ricerca studi di genere), Antonella Viola, biologa e direttrice scientifica dell’Irp – Città della speranza, Carlotta Sorba, storica e vincitrice del premio Sissco 2016, Elisa Cimetta, ingegnera e vincitrice di ERC starting grants e Elisabetta Collini, chimica e vincitrice anche lei di un ERC. Cinque storie con in comune la passione e la voglia di studiare, di mettersi alla prova con percorsi di studio e di lavoro all’estero prima di ritornare a Padova. “All’inizio avrei voluto fare l’avvocato”, ha detto Elisabetta Collini – ma poi la fisica e la chimica mi hanno folgorato sulla via di Damasco”. Per Antonella Viola la scelta era tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo: “Ero indecisa tra astronomia  e biologia – ha precisato – Ma poi la scelta più grande è stata quella di decidere di rimanere a Padova con un contratto a tempo indeterminato come tecnica scienziata e un fidanzato oppure sfidarmi e trasferirmi a Basilea per un periodo di sei mesi come visiting scientist”. Elisabetta Cimetta era stata da sempre affascinata dalla biologia, “pur studiando ingegneria chimica”, ha spiegato: “La mia passione mi ha spinto a confrontarmi in un ambito interdisciplinare che era agli albori e che però mi sta dando tantissime soddisfazioni ora”. “Il mio percorso è stato forse più ‘femminile’ negli studi – ha sottolineato Carlotta Sorba – ma come le mie colleghe la mia strada è stata segnata dalle esperienze all’estero e dalla mia grande passione per lo studio del teatro dell’Ottocento che mi ha portato a ricevere nel 2016 il premio Sissco per il miglior libro di storia contemporanea”. Storie di lavoro in una società che non dovrebbe più discriminare tra uomo e donna in un percorso che ancora non si è concluso dalla laurea di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, ma che sicuramente, e per fortuna, ha fatto notevoli passi in avanti, forse non ancora dimostrati dai numeri. (foto Massimo Pistore).

 

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