Imprese promotrici di coesione e valore sociale dentro e fuori i cancelli della fabbrica, come humus di benessere e competitività. Mentre l’Italia si appresta a recepire la direttiva comunitaria (95/2014) sulle informazioni non finanziarie nei bilanci, a Padova l’investimento delle imprese in “sostenibilità sociale” è una pratica che va consolidandosi, con prassi sempre più virtuose e consapevoli. Oltre metà delle aziende padovane (51,1%) dichiara di aver realizzato negli ultimi tre anni interventi di sostenibilità sociale, con grande attenzione, tra chi ha compiuto investimenti, a iniziative per migliorare il benessere dei dipendenti (50,4%), alle azioni “green” (risparmio energetico, riduzione rifiuti, efficienza ciclo produttivo). Ma anche alle relazioni collaborative con l’Università (38,6%) e al benessere della comunità locale (12,3%). È la fotografia che emerge dall’indagine “Strategie per la sostenibilità sociale” realizzata da Confindustria Padova con la collaborazione della Fondazione Nord Est su un campione di 309 aziende associate rappresentative di tutti i settori merceologici. Dopo nove anni di crisi, in uno scenario di cambiamento del paradigma economico, le imprese padovane mostrano consapevolezza che le performance dipendono anche da fattori non direttamente economici: tutela dell’ambiente, miglioramento del clima interno, sostegno alla comunità. Tra la metà che ha investito in sostenibilità sociale, il 50,4% ha intrapreso iniziative per il benessere dei dipendenti: dall’organizzazione, turni e orario a interventi sull’ambiente di lavoro per migliorare il clima interno. Il 26% ha elaborato un proprio codice etico e il 17,4% ha operato per migliorare le condizioni di lavoro dei fornitori (es: formazione in materia di sicurezza). Fuori dai cancelli della fabbrica, l’attenzione al territorio e al benessere della comunità è consuetudine per il 12,3% delle imprese. Mentre il 9% ha messo in campo iniziative a favore di comunità internazionali. Analizzando le iniziative assunte dalle imprese, spiccano le azioni di sostenibilità ambientale: il 54,6% ha investito per migliorare il risparmio energetico, con ricadute positive sull’azienda e il territorio; il 47,9% è intervenuto sull’efficienza del ciclo produttivo; il 42,8% ha introdotto tecnologie per ridurre l’inquinamento e migliorare lo smaltimento dei rifiuti. Tra chi si è attivato, il 51,2% ha fatto donazioni in denaro. Significativo il 38,6% che ha ricercato la collaborazione dell’Università per realizzare interventi di sostenibilità sociale, ma anche il 14,6% che ha messo a disposizione di organizzazioni no profit le professionalità aziendali. A riprova che tra le imprese si fa largo una “cultura” sempre più aperta e collaborativa con il contesto sociale. “Tra le nostre imprese – sottolinea Massimo Finco, presidente di Confindustria Padova – si sta facendo strada un modello partecipativo che le vede sempre più impegnate fuori dai cancelli della fabbrica. Tanto più competitive e resilienti quanto più rispondono al territorio da cui traggono linfa, qualità e capitale umano e a cui ritengono doveroso “restituire” sviluppando reti di relazioni, valorizzando collaboratori e fornitori, investendo in innovazione sostenibile. È un approccio concreto e poco sbandierato. Le imprese sentono di essere una “infrastruttura sociale” del proprio territorio, artefici di un’alleanza virtuosa che gli anni della crisi hanno enfatizzato. Da qui l’impegno responsabile, come cittadini prima ancora che imprenditori, a restituire un poco di quello che abbiamo ricevuto. Restituirlo nelle nostre fabbriche, investendo nei prodotti, nelle persone, nei giovani. Restituirlo nel territorio, collaborando con le scuole, l’università, le istituzioni, il volontariato”. Quanto alle motivazioni alla base degli investimenti in sostenibilità sociale, l’indagine di Confindustria Padova rileva che la maggioranza delle imprese (32,3%) è mossa dall’obiettivo di migliorare il clima interno, accrescere il coinvolgimento dei collaboratori e la produttività. Il 26,8% dalla volontà di migliorare l’immagine aziendale, il 26,4% dall’opportunità di accedere ad agevolazioni. E se il 16,8% ha guardato alla riduzione degli utili tassabili, il 15,8% è stato motivato dal migliorare i rapporti con il territorio. Con quali risultati? Il 24,8% segnala il miglioramento dell’immagine aziendale, il 18,4% la possibilità di accedere ad agevolazioni e il 17,9% l’ottimizzazione del clima aziendale. Interessante anche il dato delle aziende (11,6%) che grazie alle iniziative messe in atto, hanno visto aumentare la fidelizzazione dei clienti o accrescere la propria notorietà (9,3%). A confermare quanto l’impegno in sostenibilità sociale sia convinto, ma ancora poco reso pubblico, è l’analisi di come le imprese lo hanno comunicato: il 34,2% attraverso le concretezza delle certificazioni, il 32,2% con la comunicazione interna verso i dipendenti, il 16,3% attraverso il codice etico. Significativo ma ancora contenuto il 18,3% che usa web e social media, quota marginale per le imprese che hanno promosso eventi dedicati, partecipazione a fiere sulla sostenibilità e comunicazioni.