In campagna la realtà urgente è una soluzione alla siccità: bisogna che piova. In Veneto non è cambiato nulla da qualche mese a questa parte, la temperatura massima è stata di 25,2 gradi di ben 3,2 superiore alla media nella prima decade di giugno in cui si sono registrate il 30 % in meno di precipitazioni. La concentrazione degli agricoltori è tutta sulle colture da irrigare. Tra le prime ordinanze e la scarsa risorsa idrica si bagna la soia, il mais, barbabietola, tabacco oltre a tutte le orticole, comprese le frutticole già in emergenza ma anche i prati stabili: un’anomalia di stagione. La portata dei fiumi è disciplinata dalla legge e attualmente si parla di garantire un minimo di flusso vitale individuato nel parametro di 10 metri cubi al secondo. Più che l’abbassamento del livello dei fiumi preoccupa quello delle falde di 2 metri in meno rispetto al passato. I bacini di montagna non hanno incamerato acqua a sufficienza a causa della scarsità di neve durante l’inverno. C’è da dire che i serbatoi sul Piave e sul Brenta sono abbastanza riforniti, mentre quelli dell’Adige sono in grave sofferenza. Il fenomeno del cuneo salino interessa una zona particolare vocata tra l’altro all’orticoltura, si tratta delle aree del Polesine ovvero circa 62mila ettari pari al 10% della superficie regionale. Il quadro tracciato da Coldiretti non è incoraggiante e in attesa degli acquazzoni si fanno i conti sui giorni di autonomia. I richiami ad una programmazione e agli investimenti sul tema sono pressocchè continui come la diffusione di nuovi sistemi adottati dagli imprenditori per il risparmio cosi pure le soluzioni antispreco. Laddove è possibile le colture tradizionali vengono sostituite con altre, l’introduzione del sorgo meno esigente rispetto al granoturco e le semine sempre più cospicue dei cereali autunno vernini consentono di affrontare meglio il cambiamento climatico. Tanto ancora rimane da fare, anche da parte dei consumatori che possono influenzare con le loro abitudini nuovi stili di vita ricorrendo agli acquisti mirati di frutta e verdura di stagione. Coldiretti stima perdite alle coltivazioni a causa del clima bizzarro intorno ad un miliardo solo nei primi sei mesi del 2017. Troppo presto per un conteggio dettagliato per il Veneto – dicono i tecnici che sperano di non doverlo mai fare visto che, nel caso, non ci sono fondi sufficienti di ristoro.