Pianificare e la gestione forestale non solo nella montagna veneta, ma in tutte le montagne d’Italia. E’la linea che cavalca il comitato scientifico della Fiera e del Festival delle Foreste presso Longarone Fiere Dolomiti. Dopo i saluti del presidente Gian Angelo Bellati, del ministro per i rapporti con il parlamento Federico D’Incà e del rappresentante della provincia di Belluno il consigliere Massimo Bortoluzzi, sono stati approfonditi alcuni temi davanti alle grandi questioni aperte dopo Vaia. A moderare i lavori il prof. Raffaele Cavalli (Direttore Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali – TeSAF, Università degli Studi di Padova). All’interno del Comitato anche Giustino Mezzalira di Veneto Agricoltura, Luca Cesaro, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria e la dott.ssa Paola Berto rappresentante dell’Ordine Dottori agronomi e forestali di Belluno. Ad aprire il dibattito tecnico il presidente Gian Angelo Bellati. «Oltre a ringraziare tutti i partner, il nostro obiettivo è affrontare il cambiamento climatico e il ripopolamento delle zone montane. Tempo fa la provincia di Belluno, in collaborazione con la CGIA di Mestre, aveva preparato un report sulle problematiche legate alla decrescita economica e abitativa delle zone montane. La Fiera, in collaborazione con la Provincia, vuole ora partire da quello studio per proporre nuove soluzioni contro lo spopolamento delle montagne, puntando in particolare alle esenzioni fiscali come strumento per bilanciare i maggiori costi di vita dei cittadini e delle imprese in montagna rispetto alla pianura. L’esenzione potrebbe arrivare fino a 200.000 euro in tre anni per impresa. Ora con la CGIA e la Provincia, come Fiera prepareremo uno studio per fare una proposta concreta allo Stato e alla Comunità Europea». Dopo Bellati ha preso la parola Leandro Grones: il sindaco di Livinallongo del Col di Lana ha ricordato commosso quei momenti, come hanno affrontato la questione forestale i piccoli comuni come il suo e ha esposto, attraverso alcune immagini come era la situazione quasi un anno fa e come è oggi. «Oltre i fondi regionali per il nostro comune – sottolinea il sindaco – siamo anche riusciti a vendere molto del legname che si pensava perso e nei prossimi giorni ci sarà un’ulteriore asta». Massimo Bortoluzzi, consigliere provinciale con delega alla Protezione Civile e alla Difesa del Suolo per la provincia di Belluno ha distenuto: «Cantieri storici del Bellunese sono finiti sotto i riflettori per la tragedia di Vaia – ha sottolineato Bortoluzzi – e si sono messi al lavoro per attivarsi per far fronte all’emergenza. Oltre all’intervento della Regione ci siamo attivati anche noi con provvedimenti al welfare e adesso possiamo dire che abbiamo dimostrato come rimboccandoci le mani si può far fronte anche a problemi come questo legati al cambio del climatico». A chiudere gli interventi il prof. Raffaele Cavalli. «Dopo la tempesta Vaia ci sono diverse sfide da affrontare, Dobbiamo imparare da questi fenomeni per sapere come intervenire davanti a diversi tipi di emergenze: quelle forestali e le conseguenze che si possono riprodurre dopo l’evento in sé e quindi creare un piano di monitoraggio, quello dello stress della popolazione e il problema amministrativo che deve essere in grado di far fronte all’ordinario e all’imprevisto e su questo punto siamo molto carenti». Dopo gli interventi sulle sistemazioni idraulico-forestali: strumento di tutela del territorio montano in occasione di eventi eccezionali ad opera di Vincenzo D’Agostino del TeSAF, La ricostruzione dei boschi danneggiati: un compromesso tra le esigenze della società e le logiche di pianificazione di Emanuele Lingua e Tommaso Sitzia sempre del TeSAF, e l’intervento sugli interventi economico-finanziari per le zone colpite di Emanuele Crosato della Direzione Agroambiente, caccia e pesca della Regione Veneto e la pianificazione delle aree percorse dalla tempesta Vaia: un’opportunità per i territori della montagna veneta di Nicola Dell’Acqua per la Regione Veneto) e la Multifunzionalità del patrimonio forestale: nuove prospettive dopo la tempesta Vaia di Claudia Scarzanella, Membro del Tavolo Filiera Legno al Ministero delle politiche agricole e forestali, la conclusione è stata affidata ad Alessandra Stefani, Direttore Generale del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo che ha approfondito i temi sui Decreti attuativi della Legge Forestale e le emergenze post Vaia. «Quello che salta agli occhi in questa fiera si vede la passione e il know how degli standisti. Mai come oggi, anche perché Vaia ha segnato un evento drammatico, la foresta è al centro dell’attenzione. Le Dolomiti sono un patrimonio di cui tutti gli italiani si devono sentire orgogliosi. Non è accettabile che il 40% del territorio italiano sia negletto – specifica la Stefani – ed è nostro dovere preservare questo patrimonio e saper scegliere con coscienza perché dietro non c’è mai la scelta a vantaggio o danno di un singolo. Vaia è diventata un simbolo che rappresenta il momento giusto per affrontare e vedere gli effetti di quello che un evento eccezionale può creare. Avremo molto da giustificare alle persone e spiegare che nel giro di cinque o sei anni la foresta riprenderà il suo territorio. Le foreste non sono solo alberi ma è un ecosistema che dobbiamo difendere. Tocca a noi trasformarlo in un ecosistema rigoglioso e produttivo lasciando perdere quelle sfumature che sembrano non mettere d’accordo tutti. È importante la creazione di un tavolo di concertazione in cui tutti la pensano allo stesso modo perché vuol dire che tutti faranno di più. Ci sono stati eventi simili in passato anche all’estero. Non ne abbiamo fatto tesoro. È giunto il momento di farlo. Imparando, conoscendo, informando e mandando avanti anche i decreti attuativi». In conclusione bisogna avere più cura della foresta e delle zone montane aumentando anche, però, la comunicazione e la conoscenza dall’alto. Ci sono esperienze pregresse dalle quali si può ripartire per non sottovalutare l’importanza dei boschi. (foto arch.).