Il fossile di un piccolo rettile, Megachirella wachtleri, rinvenuto tra le rocce delle Dolomiti trentine quasi 20 anni fa e oggi analizzato con tecniche di ricostruzione innovative, sposta indietro di 75 milioni di anni l’origine evolutiva di lucertole e serpenti. L’annuncio arriva dal Muse, il Museo delle scienze di Trento: “La mole di dati elaborati è tale da non lasciare dubbio circa l’affidabilità del risultato ottenuto – ha riportato Massimo Bernardi, paleontologo del Muse di Trento, che figura tra gli autori del lavoro. “Questo piccolo rettile, che credo possa a buon titolo essere considerato tra i più importanti resti fossili mai rinvenuti nel nostro Paese, sarà da oggi un riferimento per i paleontologi e per tutti coloro i quali studieranno o racconteranno l’evoluzione dei rettili. Megachirella è una sorta di Stele di Rosetta, una chiave per la comprensione di una vicenda evolutiva che ha condizionato per sempre la storia della vita su questo pianeta”. La ricerca è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, che ha deciso di mettere in copertina del numero di giovedì 31 maggio la spettacolare ricostruzione di Megachirella realizzata dal pluripremiato paleoartista milanese Davide Bonadonna (Foto Muse). Di questa relaziona sul BOLIve dell’ateneo di Padova Francesco Suman. Alla realizzazione del paper hanno collaborato diversi istituti di ricerca, italiani (il Centro internazionale di fisica teorica Abdus Salam di Trieste, il Centro Fermi di Roma ed Elettra – Sincrotrone Trieste) e stranieri. “L’esemplare è 75 milioni di anni più vecchio di quelle che pensavamo fossero le più antiche lucertole fossili al mondo”, ha spiegato Tiago Simões, dell’università di Alberta in Canada, primo autore della ricerca, “e fornisce informazioni preziose per comprendere l’evoluzione di tutti gli squamati, viventi ed estinti”. Nel grande albero filogenetico della vita, gli squamati comprendono le lucertole (o sauri), i serpenti e le anfisbenie, e costituiscono il più grande ordine di rettili attualmente esistente. Il fossile più antico di squamato fino a oggi noto risaliva al Giurassico medio, 168 milioni di anni fa. Megachirella è stata rinvenuta all’inizio degli anni 2000 nelle Dolomiti di Braies in Val Pusteria, provincia di Bolzano. Il fossile rivelava un rettile, simile a una lucertola, lungo circa 15 centimetri. L’impossibilità di estrarre il reperto dalla roccia che lo conteneva e la scarsità di materiale di confronto, non aveva consentito di ricostruire con precisione le sue origini e le parentele evolutive. Megachirella wachtleri è un piccolo rettile vissuto circa 240 milioni di anni fa.
Un’innovativa tecnica di ricostruzione tridimensionale (microtomografia computerizzata ad alta risoluzione a raggi X, simile a una Tac ospedaliera, ma con dettaglio molto più elevato) che integra paleontologia, fisica e tecnologie d’avanguardia, ha permesso ai laboratori di Trieste e Roma di separare virtualmente il fossile dalla sua matrice rocciosa e di produrre un modello 3D delle parti esterne e interne dei campioni analizzati con risoluzione micrometrica. Attraverso sofisticate tecniche di ricostruzione filogenetica (inferenza Bayesiana), che integrano dati provenienti da esemplari fossili e viventi, dati morfologici e molecolari, il team internazionale è riuscito poi a stabilire che Megachirella wachtleri era la madre di tutte le lucertole: risale infatti al Triassico Medio ed è vissuta intorno a 240 milioni di anni fa. Oggi, ha ricordato nell’articolo Francesco Suman, il nostro pianeta è abitato da circa 10.000 specie di rettili (tra lucertole, serpenti, tartarughe, coccodrilli, tuatara e anfisbenie), quasi il doppio delle specie di mammiferi. Nonostante questa diversità, fino a ora, la loro origine e le prime fasi evolutive erano rimaste avvolte nel mistero. La lucertola più antica al mondo oggi riscrive l’intera evoluzione dei diapsidi: i dati molecolari e morfologici ottenuti dai ricercatori concordano nel mostrare che il geko, e non l’iguana, è tra i più antichi esemplari di squamati e che l’evoluzione dei tratti che caratterizzano gli squamati è avvenuta in modo più lento e graduale di quanto non si pensasse. Ma soprattutto, le stime fatte dai ricercatori concludono che l’origine evolutiva dei lepidosauri (un gruppo più grande che include gli squamati, ma anche i tuatara) e di molti altri diapsidi risale a 269 milioni di anni fa, un periodo addirittura precedente alla più grande estinzione di massa di tutti i tempi, in cui la vita ha rischiato di scomparire dalla Terra: l’estinzione del Permiano-Triassico (251,4 milioni di anni fa).

Lascia un commento