Perché spira il vento? Durante il Rinascimento, sulla scia di esplorazioni ormai globali, si accende il confronto tra filosofi e intellettuali sulle cause di fenomeni meteorologici come il vento. Non si accontentavano più delle spiegazioni degli antichi. Le nuove osservazioni meritavano una riscrittura della conoscenza. “Rileggendo quel dibattito sui venti assistiamo a uno dei primi esempi di scienza globale” sostiene Craig Martin, studioso americano, da pochi giorni professore a Ca’ Foscari dopo dieci anni come professore alla Oakland University in Michigan. Martin si dedica da anni allo studio del pensiero su scienza e meteorologia nella prima modernità. Arriva a Ca’ Foscari, al Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali, con l’obiettivo di scrivere un libro proprio sull’evoluzione della conoscenza e delle spiegazioni sui venti tra il 1450 e il 1700. Il professore americano fa parte inoltre di un nuovo centro nato a Ca’ Foscari per studiare il pensiero di quel periodo, il Center for Renaissance and Early Modern Thought (Cremt). Enrico Costa per il magazine dell’ateneo veneziano ha curato una intervista con il prof. Martin (foto). Egli ha spiegato che durante e dopo il dottorato ad Harvard ha svolto vari periodi di ricerca in Italia. Al centro Villa i Tatti, ma anche a Venezia, dove ha trascorso tre mesi alla Biblioteca Marciana per lavorare al suo primo libro. Ed ha aggiunto: non cercavo attivamente una posizione in Italia perché non pensavo fosse possibile ottenerla, ma quando ho saputo dell’apertura di Ca’ Foscari al reclutamento internazionale di docenti ho inviato subito il mio curriculum, ed eccomi qua. Sono contento di poter proseguire la mia ricerca qui anche perché avrò a disposizione, tra Venezia e Padova, molti manoscritti, fonti originali e libri antichi. Studio fonti in latino e in volgare italiano, inglese, spagnolo e francese.Fabrizio Padovani, Tractatus duo, alter de ventis alter perbrevis de terraemotu (Bologna, 1601), 142-43. Per gentile concessione della Folger Shakespeare Library secondo Creative Commons Attributio ShareAlike 4.0 International License. Qual è l’obiettivo del suo nuovo progetto? “Indago come la spiegazione dei venti e delle loro cause sono cambiati nella prima modernità. Lo ritengo un tema importante per vari motivi. Innanzitutto, vediamo come venivano utilizzate le informazioni raccolte da chi viaggiava tra i vari continenti. E’ uno dei primi esempi di scienza globale”. Com’è cambiata l’idea di vento nel corso di questo periodo? “Inizialmente il riferimento erano i testi antichi e il Mediterraneo con i suoi venti, descritti da Aristotele e altri pensatori. Poi si tentò di applicare lo stesso modello all’Inghilterra, dove non valevano però le ipotesi proposte per il Mediterraneo, e ai venti dell’oceano, più forti e molto diversi. Cercando una spiegazione all’esistenza del vento si inizia a definire anche l’atmosfera, come causa, un concetto globale emerso a inizio Seicento”. Chi erano questi pensatori del vento? “I campi del sapere interessati erano tanti. Oltre ai navigatori, se ne occuparono i docenti universitari di filosofia naturale, matematici, ma anche i medici erano coinvolti perché era importante distinguere tra venti salutari e nocivi. Di conseguenza, gli architetti volevano creare case esposte ai venti buoni e i pianificatori città orientate nel modo migliore. Gli spagnoli, per esempio, fecero una legge per stabilire l’orientamento delle città sudamericane basato sui venti”. Emisfero che vai, però, vento che trovi… “Esatto. L’idea di fondo era che l’aria creasse malattie. Seguendo Ippocrate, la convinzione era che i venti del sud fossero portatori di caldo umido e febbri. Quelli del nord più freschi e sani. Un riferimento che però non funziona fuori dal Mediterraneo, in Inghilterra e tantomeno in Brasile. In effetti sulle coste del sudamerica fu cambiata la regola inizialmente imposta dagli spagnoli”. Cosa genera i venti, secondo i pensatori dell’epoca? “Nella versione antica i venti non erano solo aria, erano vapori, esalazioni, una sostanza mista. Il vento non era definito come aria che si muove, ma era visto più come un fiume, con un flusso regolare. Poi le cose cambiarono perché cambiò la teoria della materia. L’aria diventa una collezione di particelle che hanno un proprio peso. Con i filosofi della rivoluzione scientifica l’idea è che ogni materia ha un peso. Quindi, se l’aria è spazio vuoto e corpuscoli, il vento è causato dalla pressione del peso dell’aria. Le spiegazioni aristoteliche usate nel ‘500 erano difficili da capire, non si spiegava perché il vento non fluisse dall’alto verso il basso. Jean Bodin disse che per alcuni venti non c’era altra spiegazione che l’azione dei demoni. Parlava di venti soprannaturali, causa di eventi estremi. Anche Giucciardini e Macchiavelli riferirono di venti anomali in corrispondenza di eventi storici. Esistevano ancora nel ‘600 queste credenze ma facevano meno parte del discorso scientifico, in cui si faceva strada l’idea che avesse un ruolo il riscaldamento dei corpuscoli e il loro conseguente spostamento. Edmond Halley, scienziato celebre per la cometa che porta il suo nome, mettendo assieme informazioni raccolte dai viaggi propri e altrui disegnò una mappa globale di tutti i venti, con direzioni e spiegazioni che sono abbastanza simili alle nostre conoscenze moderne”.