Il problema del copyright ha accompagnato la storia del libro da Gutenberg fino ai nostri giorni. Una svolta, da un punto di vista legislativo e non solo, si ebbe alla fine Settecento e non deve stupire se alla discussione sul concetto stesso di diritto d’autore abbiano partecipato le migliori energie filosofiche del tempo, prima tra tutte quella di Kant. Storicamente sono due atti a sancire la nascita del concetto moderno di copyright: lo Statute of Anne nel 1710 in Inghilterra e le leggi sul droit d’auteur del 1793 in Francia. È in questo secondo corpus giuridico che si stabilisce la proprietà intellettuale come diritto naturale e inviolabile della persona, riconosciuto e difeso dalle leggi dello Stato. Già in un opuscolo dal titolo “Dell’illegittimità dell’editoria privata”, Kant distingueva tra opere materiali, che esistono a prescindere e possono diventare proprietà di chiunque, e il “dialogo” che invece si instaura tra autore e pubblico tramite le opere stesse. Il passaggio cruciale è qui: esiste nel libro stesso un qualcosa che determina la necessità di essere tutelato ed è il dialogo tra chi scrive e chi legge. L’evoluzione della storia del copyright continua fino ai nostri giorni, ma è nel Settecento che vengono posti i fondamenti di un principio inviolabile, anche se da barricate ideali opposte: da un lato vi è la concezione di tipo anglosassone, che accentua l’aspetto dello sfruttamento commerciale, dall’altro il diritto morale che rimane in capo all’autore stesso anche in caso di cessione dei diritti di utilizzazione economica dell’opera. A parlare di questo snodo concettuale e storico nella storia del copyright Robert Darnton, docente emerito della Harvard University (nenlla foto), che terrà una lezione dal titolo “The Science of Piracy. A crucial aspect of the book trade in eighteenth-century France” venerdì 24 marzo (h 14.30) in Aula Magna del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità in via Vescovado, a Padova. “Per il Centro interuniversitario di Storia Culturale che dirigo e che ha organizzato la conferenza” ha detto Carlotta Sorba “è un grande onore poter ospitare uno studioso come Robert Darnton, quasi un mostro sacro della storiografia e allo stesso tempo uno degli storici più noti al grande pubblico. La sua scrittura facile e affascinante e i suoi numerosi interventi sul presente e sul futuro del libro nell’era del digitale lo hanno fatto conoscere infatti ben al di là della platea degli specialisti. Lo abbiamo invitato approfittando del suo passaggio in Europa, dove risiederà per qualche mese di ricerca a Parigi. La storia della Francia settecentesca è infatti fin dall’inizio della sua carriera il suo terreno di ricerca privilegiato. Il suo sguardo si è diretto in modo particolare sul mondo dei libri in rapida trasformazione, sul mercato e la diffusione di quella letteratura clandestina, anche pornografica, che precede e contribuisce a preparare, sul piano di una vera e propria trasformazione morale, la Rivoluzione francese. Alla pirateria libraria nella Francia settecentesca è dedicata anche la sua conferenza padovana”. (m.m.)