A Venezia i lavori della dodicesima edizione dell’Observatory Venice Summer School, organizzata dall’European Observatory on Healt System and Policies in collaborazione con la Regione Veneto, Area Sanità e Sociale, che quest’anno si occupa della “Qualità dell’Assistenza e come Migliorare l’Efficacia, la Sicurezza e il Livello di Soddisfazione”. Un confronto internazionale a tutto campo sul presente e il futuro della sanità e sulle migliori modalità con cui organizzare de erogare i servizi ai malati, nell’ambito del quale sessioni tecniche di lavoro tra esperti di tutto il mondo si alternano a momenti di approfondimento comune. Di particolare rilievo è un workshop di approfondimento sui temi della qualità dell’assistenza sanitaria, con la partecipazione di esperti e professionisti del settore, nazionali e internazionali, a Palazzo Cavalli Franchetti, vicino al ponte dell’Accademia. Il workshop prevede, dopo l’apertura affidata all’assessore alla sanità Luca Coletto, al Direttore Generale della Sanità veneta Domenico Mantoan e al Direttore Generale dell’European Observatory Josep Figueras, due sessioni di lavoro con la partecipazione di esperti italiani, tedeschi, austriaci, olandesi e di esponenti delle Regioni Emilia Romagna e Veneto, della Scuola Sant’Anna di Pisa, della Direzione Generale Sanità della Commissione Europea e dell’Organizzazione Mondiale della sanità. Intanto, ad Amsterdam c’è la XXII^ Conferenza Mondiale sull’Aids, la più grande conferenza in tema di salute a livello mondiale che riunisce anche quest’anno oltre 15.000 scienziati, attivisti, operatori sanitari, responsabili politici e leader globali (foto Blasting News). E il presidente del Veneto Luca Zaia con la direzione prevenzione della Regione ha presentato un report: dal 1984, i casi di AIDS residenti in Veneto sono stati 3.915, di cui 3.490 segnalati nel Veneto e 306 segnalati da altre Regioni a carico di persone residenti in Veneto. Attualmente in Veneto i casi di AIDS assistiti, tecnicamente definiti “prevalenti”, sono 1.256. I nuovi casi registrati nel 2016 sono stati 40. Dal 1988 sono state invece 13.176 le nuove diagnosi per il virus dell’immunodeficienza umana HIV. Dal 1996, anno dell’introduzione della terapia Highly Active Antiretroviral, è progressivamente calato il numero dei decessi. Per quanto riguarda l’infezione da HIV, dal 1988 (anno in cui la Regione Veneto, prima in Italia, istituì un sistema di sorveglianza) ad oggi in Veneto sono state segnalate 13.176 nuove diagnosi. A queste si dovrebbero aggiungere le persone che potrebbero aver contratto la malattia ma che non ne sono ancora a conoscenza (perché non hanno effettuato il test). Possiamo quindi stimare, sottraendo i casi deceduti, che nel 2016 in Veneto siano circa 10.636 le persone con infezione da HIV (sia residenti che non residenti) che gravano sui servizi sanitari regionali. Dal biennio 2009-2010 il numero di nuove infezioni si è stabilizzato tra i 250 casi e i 300 casi all’anno, mentre risultano essere 207 i casi HIV segnalati nel corso del 2016. La diffusione anche in Italia della terapia HAART ha certamente influito sulla speranza di vita dei malati di AIDS. La probabilità di sopravvivere per coloro che si sono ammalati nel periodo compreso tra il 1996 e il 2000, a due anni dalla diagnosi, è infatti di molto superiore rispetto ai casi diagnosticati prima del 1996 e si attesta attorno al 68%. A cinque anni dalla diagnosi, l’incremento della probabilità di sopravvivenza risulta essere ancora maggiore: si passa infatti dal meno del 20% per coloro che si sono ammalati prima dell’introduzione della terapia HAART, al 77% per i casi diagnosticati dal 2006. Il 77,4% dei casi di AIDS interessa il sesso maschile. “Da circa metà degli anni ’80 ad oggi – ha precisato Zaia – l’Aids sembra apparentemente essere entrata in una zona d’ombra dal punto di vista mediatico, sicuramente anche grazie ai progressi della medicina, che via via l’hanno avvicinata a caratteristiche di cronicità, con un notevole calo della mortalità. Ciò nonostante il Rapporto della nostra Direzione Prevenzione ci segnala una malattia ancora presente e pericolosa. Per questo la Regione del Veneto non l’ha né dimenticata né sottovalutata: la studia, la previene e la cura con tutta l’attenzione che merita da un sistema sanitario d’eccellenza come il nostro”. “Siamo protagonisti a tutti i livelli – ha fatto notare Zaia – e proprio il 27 ottobre scorso abbiamo sancito l’intesa in Conferenza Stato-Regioni del Piano nazionale di interventi contro HIV e AIDS – (PNAIDS) che prevede, tra l’altro campagne di informazione e formazione, l’impiego degli strumenti di prevenzione e di interventi finalizzati alla modifica dei comportamenti, la lotta contro la stigmatizzazione, l’estensione dell’uso di terapie efficaci, anche nella prevenzione, con conseguente ricaduta sulla riduzione delle nuove infezioni da HIV e il rispetto dei diritti delle popolazioni maggiormente esposte. Tutte attività che il Veneto ha in essere o in cantiere e che sono riconducibili anche al vigente Piano Regionale di prevenzione 2014-2018”. “L’assistenza ai malati di Aids e alle persone positive all’Hiv in Veneto – aggiunto l’assessore veneto alla sanità Luca Coletto – è composta da una rete efficiente e qualificata. La malattia c’è, il pericolo di contrarla non è assolutamente svanito. Di conseguenza nulla è lasciato al caso e al fronte ci sono le nostre migliori professionalità specifiche”.

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