La Cei (conferenza episcopale italiana) ha accolto la petizione di 67 mila fedeli ed ha dato il placet affinchè San Leopoldo Mandic sia il patrono dei malati di tumore. Il padre capuccino, nativo di Castelnuovo di Cattaro, è stato per lungo tempo confessore a Padova, dove è morto di tumore all’esofago nel 1942 (foto- immagine del frate). La Cei ha approvato a pieni voti la richiesta dei fedeli e di vari enti religiosi; il passaggio succesivo sarà la consegna del sigillo ufficiale della Congregazione per il culto. Le spoglie di San Lepoldo rimarranno per sempre visibili nella nuova teca di vetro nel santuario di piazzale San Croce di Padova. Qui, di fronte alla celletta-confessionale di san Leopoldo si trova la cappella dove, dal 1963, riposano le spoglie del santo. All’interno della cappella in una nicchia è esposto il reliquiario contenente la mano destra del santo: per ricordare le innumerevoli volte che essa si è alzata e protesa per assolvere, benedire e consolare, a conclusione della confessione. Sopra la tomba, arde giorno e notte la “Lampada della riconciliazione”. Il rito dell’offerta dell’olio che la alimenta viene rinnovato ogni anno il 12 maggio, festa liturgica del santo. Padre Leopoldo ha trascorso per 33 anni gran parte della giornata all’ascolto dei fedeli, ad amministrare il sacramento della Riconciliazione, e alla preghiera silenziosa. È un piccolo ambiente, rimasto integro, come ai tempi del santo: una poltroncina su cui sedeva il confessore e l’inginocchiatoio del penitente, uniti da un crocifisso appeso alla parete; è visitato da devoti e pellegrini. Davanti alla tomba di padre Leopoldo ha sostato in preghiera san Giovanni Paolo II: era il 12 settembre 1982.