La guerra commerciale scatenata dalle sanzioni (insieme a recessione e minirublo) ha già provocato al Veneto una perdita cumulata di oltre 652 milioni di euro tra il 2013 e il 2016 a seguito della flessione netta dell’export verso la Russia pari al 35,6%. Per Padova la caduta è pari al -49,3% per un valore superiore ai 188 milioni. Ma il conto sarebbe ancora più salato considerando il potenziale bruciato: se il volume di export fosse rimasto negli ultimi tre anni sui valori del 2013 (1,8 miliardi il Veneto, 382 milioni Padova), oggi il Veneto contabilizzerebbe una perdita di oltre 1,5 miliardi, Padova di 455 milioni.
La caduta dell’export in Russia dovuta alle tensioni che si sono venute a creare ha riguardato molti settori, dal sistema moda all’arredo, all’auto, con l’agroalimentare – l’unico settore ad essere colpito direttamente da un embargo totale che ha chiuso le frontiere ad una lista di prodotti, come ritorsione alle sanzioni europee – che ha lasciato sul campo 48 milioni di vendite (-53,1%). Ma il prezzo più alto in termini di volumi lo ha pagato la filiera metalmeccanica veneta che ha perso 300 milioni di export verso Mosca (-33,7%), di cui 100 milioni nella sola provincia di Padova (-46,5%). Seguita dal sistema moda (- 160 milioni, Padova – 40 milioni). La denuncia arriva da Confindustria Padova che all’indomani del Consiglio dell’Unione Europea del 22-23 giugno, stigmatizza la decisione di estendere le sanzioni economiche alla Russia di altri sei mesi, fino al 31 gennaio 2018. Per il presidente di Confindustria Padova, Massimo Finco (foto) «la proroga delle sanzioni è un errore grave e un danno per l’Italia e il Veneto, in un momento peraltro in cui il mercato russo fa segnare un incremento record delle esportazioni venete del 22,6% nei primi tre mesi del 2017». «Nonostante le assicurazioni personali del ministro Alfano nella recente visita a Padova, la voce del nostro Governo è rimasta flebile e isolata. La decisione presa di fatto da Francia e Germania smetta di trovare un’Italia passiva e acritica», afferma Finco che, senza voler entrare nel merito di questioni politiche, chiede di non accettare passivamente la decisione di altri sul rinnovo di sanzioni il cui prezzo viene pagato dall’Italia ed in particolare dai settori di punta del Made in Italy.
“In un momento in cui il mercato russo riprende e ci sono grandi opportunità – ha sostenuto Finco – serve un deciso cambio di rotta nelle relazioni economiche tra Ue e Russia che deve essere il primo partner dell’Europa e sulle quali deve intervenire con decisione il Governo. Il danno complessivo dovuto al calo di export veneto verso la Federazione Russa ha già superato i 650 milioni ed ancora più grave è il rischio di perdere quote di mercato a vantaggio di Paesi come Cina, America, Turchia e di compromettere la nostra posizione competitiva in un’area strategica, non solo per le imprese, ma per il contributo indispensabile che può fornire alle grandi sfide globali, geopolitiche e di sicurezza. La guerra commerciale con la Russia può cambiare gli equilibri, non solo economici, in modo irreversibile. Per questo chiediamo al Governo di lavorare da subito ad una soluzione europea che cancelli le sanzioni prima possibile e per una maggiore autonomia del nostro Paese”.