Sono i laghi Maggiore (meno dell’11% di riempimento) e Lario (poco più del 18% di riempimento) gli attuali osservati speciali della stagione irrigua nel Nord Italia; sotto media è anche il lago d’Iseo, mentre continua a tenere il lago di Garda, i cui livelli sono comunque in discesa. “Di fronte alle allarmanti conseguenze anche ambientali per la condizione idrica di un famoso lago come il Maggiore, si evidenzia la necessità di una programmazione dei rilasci e dei livelli, che superi qualsiasi logica egoistica nel rispetto delle priorità sull’uso dell’acqua, come previsto dalla normativa” indica Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). Sono praticamente dimezzate rispetto alla media, le portate del fiume Po (mc/sec 689 al rilevamento di Pontelagoscuro), che restano comunque migliori dello scorso anno.Pur in rapido calo, restano in linea, con il 2019, le portate dei principali fiumi piemontesi (Dora Baltea, Sesia, Stura di Lanzo), così come Savio e Reno in Emilia Romagna, dove altresì Trebbia, Secchia e Panaro sono abbondantemente sopra la media stagionale, mentre il Reno invece è sotto il minimo storico. “Prosegue – aggiunge il Presidente di ANBI – un andamento pluviometrico, conseguenza dei cambiamenti climatici con precipitazioni concentrate nel tempo e nello spazio. È necessario aumentare la resilienza dei territori ed auspichiamo che le annunciate scelte legate al Recovery Fund vadano anche in questa direzione.”
A condizionare sempre più le disponibilità idriche sono, infatti, le piogge (non di rado, purtroppo, disastrose) “a macchia di leopardo” come testimoniato anche dalle portate dei principali fiumi lombardi: Mincio e Chiese in crescita, Adda e Ticino in calo. A beneficiare delle recenti precipitazioni sono i fiumi veneti, tutti con portate superiori o in media con gli anni più recenti. Analizzando l’andamento pluviometrico del mese di luglio, il Veneto si conferma in linea , mentre il Piemonte segnala -5,2% rispetto alla media storica e la Toscana indica un mese secco ad eccezione che sull’Appennino lucchese e fiorentino (l’invaso del Bilancino è in calo rispetto al biennio scorso). Rilevante è stato il calo di piogge registrato in Luglio sulle Marche dove, con 12,43 millimetri, si segnala l’apporto più basso del recente quinquennio (l’invaso sul Maroggia trattiene 3,90 milioni di metri cubi contro i 4,09 dello scorso anno ed i 4,36 del 2016); i bacini della regione stanno trattenendo 37,92 milioni di metri cubi, superiori solo al siccitoso 2017. Nel Lazio sono in costante calo il livello del lago di Bracciano (comunque ancora superiore allo scorso anno) e le portate del fiume Liri, mentre in Campania sono confortanti le condizioni idriche sia di Sele che Volturno. Al Sud, continua inesorabile il calo di disponibilità idrica soprattutto in Basilicata (quasi 2 milioni di metri cubi al giorno in meno, segnando attualmente un deficit di quasi 49 milioni sul 2019) e Puglia (circa 74 milioni di metri cubi in meno rispetto all’anno scorso). Infine, gli invasi della Sardegna restano in linea con le disponibilità 2019, nonostante segnino -8 milioni di metri cubi nel mese di Luglio. “L’approssimarsi della conclusione della stagione estiva – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – indurrebbe a ritenere pressoché terminate le necessità irrigue. In realtà, i moderni cicli colturali e temperature mediamente più elevate ampliano i bisogni idrici nelle campagne soprattutto mediterranee, il cui futuro è sempre più legato alla disponibilità d’acqua. Per questo, l’infrastrutturazione irrigua è un asset strategico per garantire prospettive di qualità e reddito all’agricoltura italiana.” (ph Anbi).