Chi non ha mai voluto vivere un “secondo tempo” del proprio Erasmus, tornando nella città dove ha studiato all’estero? E’ proprio quello che ha scelto Elise Franssen (foto), ricercatrice belga in procinto di tornare a Ca’ Foscari come vincitrice di una delle quattro prestigiose borse Marie Curie assegnate quest’anno all’ateneo. Elise nel 2007 era studentessa di Lingue e Letterature Orientali all’Università di Liegi. Col suo supervisore della tesi, il prof. Frédéric Bauden, aveva deciso di studiare un manoscritto di al-Tanukhi, uno dei più famosi scrittori arabi medievali. Dal momento che la prof. Antonella Ghersetti, esperta di questo tipo di letteratura, si trovava a Ca’ Foscari, Venezia le sembrò subito la sede naturale per il suo Erasmus ed ha voluto racontarsi:“Mi sono trovata benissimo a Venezia e ho dei bellissimi ricordi di quel periodo.Girare per la città tra le diverse sedi dell’università, seguire le lezioni in palazzi storici, ascoltare il rumore dei gabbiani e dei vaporetti lungo il Canal Grande mentri segui i corsi o lavori in biblioteca ha veramente un sapore speciale. L’esperienza di collaborazione con la prof. Ghersetti è stata molto appagante e ci siamo tenute in contatto dopo la mia laurea magistrale. Ci siamo incontrate regolarmente a congressi e seminari negli anni seguenti. Sono stata anche invitata a insegnare a Ca’ Foscari nell’ambito di uno scambio per docenti nell’ambito del programma Erasmus+. La docente cafoscarina è non solo una specialista di letteratura araba, ma ha anche partecipato con altri studiosi alla realizzazione dell’edizione critica digitale del resoconto di Ramusio dei viaggi di Marco Polo. “Quell’opera mi ha ispirato su cosa avrei dovuto raggiungere col mio progetto “ – racconta Elise. “Abbiamo così deciso di lavorare ancora insieme e ho fatto domanda per una borsa di ricerca “Marie Curie”, consapevole della difficoltà per la grande competizione internazionale, ma anche del valore del supporto che avevo a disposizione da parte dell’ufficio Ricerca di Ca’ Foscari”. Durante il suo prossimo periodo a Venezia la giovane ricercatrice potrà contare sulla collaborazione dei colleghi del Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, con competenze in ambiti diversi, ma collegati a quello della sua ricerca. Elise si dedicherà allo studio dei metodi di un intellettuale del periodo Mammelucco (1250-1517), al-Safadī, nel contesto del fermento culturale dell’epoca. Una ricerca che può dirci qualcosa anche sulla nostra era digitale, dal momento che gli studiosi dell’epoca avevano facilmente accesso a molte più informazioni rispetto alla generazione precedente, come al giorno d’oggi con l’avvento di internet e delle nuove tecnologie. “Capire come gli studiosi hanno adattato i loro metodi di lavoro a questo nuovo paradigma” – ha spiegato al giornale dell’ateneo – “può aiutarci a mettere in prospettiva le strategie che applichiamo inconsapevolmente anche oggi”.