I ricercatori Alessandro Mantelli e Marcella Mariotti (foto) dell’Università Ca’ Foscari Venezia, dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, hanno depositato, informa sul magaxzinews di Cf uno scritto di Federica Scotellaro, domanda di brevetto dopo due anni di intenso lavoro nella progettazione e sperimentazione di nuovi strumenti applicabili all’insegnamento online della lingua giapponese. La loro invenzione, la creazione di unità lessicali lunghe LUW (Long Unit Word) e la loro trascrizione automatica in hiragana e caratteri latini, rappresenta una significativa rivoluzione in qualsiasi contesto di trascrizione automatica della lingua giapponese, in ogni parte del mondo. L’innovazione facilita la comprensione del testo giapponese, automatizza il processo di unione dei morfemi, la trascrizione in alfabeti fonetici e la traslitterazione in caratteri latini. Il suo utilizzo è indicato per piattaforme E-learning per la glottodidattica del giapponese, nei sistemi automatici di traduzione e di lettura vocale del testo di tutti i motori di ricerca. La lingua giapponese scritta fa uso di tre principali tipi di caratteri: due alfabeti fonetici, hiragana e katakana, e i sinogrammi (kanji, caratteri di origine cinese). Sia i bambini in Giappone che i discenti stranieri iniziano a leggere e scrivere da hiragana e katakana, apprendendo poco alla volta anche i kanji corrispondenti. Pertanto, per soddisfare discenti con competenze linguistiche differenti, sarebbe necessario preparare più versioni del medesimo testo: testo solo in hiragana, testo in hiragana e katakana e testo standard “misto (kana kanji majiri)” comprendente hiragana, katakana e kanji Questo rappresenterebbe uno sforzo notevole a chi si occupa dell’inserimento dei testi giapponesi in qualsiasi piattaforma informatica preposta alla glottodidattica, e che dovrebbe scrivere manualmente ogni parola nei tre modi diversi. Inoltre, il giapponese scritto non prevede spazi. Questo comporta un ulteriore impegno da parte dei discenti stranieri che riscontrano quindi difficoltà a identificare i confini di parola e le regole grammaticali che si applicano alle parti del discorso. Il metodo per la glottodidattica della lingua giapponese, oggetto della domanda di brevetto, consiste in un sistema che permette la creazione di unità lessicali lunghe LUW (Long Unit Word), partendo dalla suddivisione automatica di un testo giapponese in morfemi. Per unità lessicali lunghe si intendono unità lessicali più grandi dei morfemi, utili dal punto di vista dell’insegnamento della lingua in quanto più semplici da identificare a prima vista all’interno del testo. L’utilizzo delle LUW permette la deduzione intuitiva della relativa funzione grammaticale dell’unità lessicale e quindi facilita la comprensione del testo giapponese. La soluzione proposta presenta inoltre per ogni LUW creata, una corretta trascrizione nell’alfabeto fonetico hiragana e la rispettiva traslitterazione in caratteri latini, entrambe automatiche, sulla base delle principali regole fonologiche della lingua giapponese. Il metodo è stato depositato come Computer Implemented Invention, in quanto la sua applicazione è alla base di una piattaforma online per lo studio della lingua giapponese. “I sistemi di parsing (analisi sintattica) open source esistenti dividono il testo giapponese e la sua trascrizione latina in morfemi – spiegano i ricercatori. – Risulta così spaccata la parte in hiragana che rende la funzione grammaticale, ad esempio, di un verbo. Sono sistemi inutilizzabili nella glottodidattica, utili solo per analisi della lingua, che riportano errori nelle trascrizioni di numeri e di gruppi di kanji uguali, che però necessitano di letture diverse a seconda del testo che precede e segue”. Il sistema brevettato è per ora utilizzato in JALEA (JApanese LEArning system), innovativo e ampio progetto ipermediale creato dagli stessi ricercatori – accessibile per il momento alla comunità cafoscarina – volto a facilitare l’apprendimento della lingua giapponese.
La domanda di brevetto rappresenta un traguardo importante sia per gli inventori sia per Ca’ Foscari che può vantare di essere l’unica università titolare di una domanda di brevetto nata dalla ricerca congiunta sull’uso delle tecnologie e la glottodidattica, sviluppata all’interno di un dipartimento di lingue.