La detrazione Irpef per le spese sanitarie premia i contribuenti più ricchi e aumenta la disuguaglianza di salute tra le famiglie italiane. Economisti dell’Università Ca’ Foscari Venezia e dell’Università di Pavia hanno simulato gli effetti di vari scenari notando come le categorie più deboli della popolazione, cioè chi ha meno risorse per far fronte o prevenire le conseguenze sociali dell’esperienza di malattia, sono penalizzati dall’attuale sistema della detrazione d’imposta. Le spese detraibili sono più elevate per le classi più alte di reddito individuale, mentre chi ha un basso reddito rischia di non recuperare nulla di quelle spese. Enrico Costa ha scritto su questo argomento nel notiziario dell’ateneo veneziano.
“L’eliminazione della detrazione non è auspicabile, ma è importante studiare i modi per far sì che questo importante strumento non provochi degli effetti indesiderati – ha spiegato Anna Marenzi, professoressa al Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari e coautrice con Cinzia Di Novi (Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, Università di Pavia) e Dino Rizzi (Dipartimento di Economia, Ca’ Foscari) dello studio pubblicato sullo European Journal of Health Economics. In Italia, le spese mediche sostenute direttamente dai cittadini (generiche e specialistiche, compreso il ticket) possono essere detratte al 19% dall’imposta lorda per la parte che supera la franchigia di 129,11 euro. Tra gli scenari testati con il modello di microsimulazione ‘Betamod’ (sviluppato nel Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari) anche una più equa formula di detrazione, basata sul reddito. Formula che diventa un suggerimento al legislatore per una possibile riforma del sistema. Prevede una detrazione del 26,5% fino a un reddito di 15 mila euro, poi un’aliquota decrescente, azzerata per i redditi superiori ai 75 mila euro. “Le simulazioni fatte con questo schema dimostrano come sia possibile, a parità di gettito fiscale, ridurre le diseguaglianze in salute legate al reddito”, ha aggiunto la professoressa Marenzi. La variazione di reddito legata alla detrazione, infatti, può incidere sullo stato di salute individuale. Mentre l’effetto redistributivo delle detrazioni per spese sanitarie è stato ampiamente studiato, poco si sapeva finora sulla capacità delle detrazioni per spese sanitarie di influenzare la disuguaglianza di salute delle famiglie italiane. L’importanza della detrazione è testimoniata dal fatto che nel 2015 più di 17 milioni di contribuenti ne usufruiscono per un totale di quasi 17 miliardi di euro. Inoltre, dal 2003 al 2015 la quota di contribuenti interessati è cresciuta notevolmente dal 28% al 43%. Possibili cause possono essere l’invecchiamento della popolazione, l’aumento dei ticket sanitari e delle code nell’accesso alle strutture pubbliche che spingono a rivolgersi al privato. Nella foto: i professori Dino Rizzi e Anna Marenzi.