Il ministero dell’interno ha comunicato alla Regione Veneto che per presidiare i seggi in occasione del referendum sull’autonomia il 22 ottobre bisogna pagare i costi per l’ordine pubblico: oltre 2 milioni di euro per le tre giornate di impegno di agenti, carabinieri e GdF e per i relativi pasti. Tali costi, ha precisato il direttore dell’area programmazione e sviluppo strategico della Regione, Maurizio Gasparin, fino ad oggi mai erano stati contemplati e conteggiati in alcun accordo di programma con il ministero. La richiesta, che obbligatoriamente sarà onorata dall’ente regionale (il costo per le schede del referendum, personale, trasporti è di 14 mln, cui ora si debbono aggiungere i 2 mln e 44.875 euro per la presenza della forza pubblica), ha colto di sorpresa la Regione, in particolare il presidente della Giunta. Egli ha sostenuto che “siamo davanti all’ultima sorpresa e quindi ormai siamo alla frutta. E’ l’ultimo disperato tentativo di impedire ai veneti l’esercizio democratico del voto. Un motivo in più per andare a votare”. La richiesta di Roma – per motivare la decisione non c’è bisogno di essere dei talenti – di far pagare al Veneto il costo dei presidi ai seggi da parte della forza pubblica è partita dall’elementare ragionamento: hanno voluto fare il referendum sull’autonomia di loro iniziativa e quindi si debbono assumere anche gli oneri, interni ed esterni.

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