I consigli municipali dei comuni istriani “interessati” dal raggio d’azione della futura centrale avevano approvato all’unanimità l’indizione di un nuovo referendum. Ma l’esito della votazione di domenica 29 marzo si è rivelato un flop, dato che l’affluenza alle urne ha toccato appena il 36,7% (su 20.544 aventi diritto), non riuscendo così a superare la soglia del 50%, anche, come si sa, il referendum consultivo non è vincolante. Si è appreso, ha riferito l’agenzia per i Balcani Italintermedia, che il 94% degli elettori delle cinque municipalità istriane (Chersano, Albona, Arsia, Pedena e Santa Domenica) si recato alle urne ma ha risposto “no” al quesito “sei favorevole alla realizzazione della centrale a carbone Fianona 3?”. A questo punto occorre far presente che un responso referendario positivo avrebbe influito sulle sorti della futura centrale termoelettrica a carbone da 500 Megawatt e dal costo di oltre 800 milioni di euro, da affiancare alla già esistente “Fianona 2” e ideata per sostituire l’antiquata “Fianona 1”. Per di più le critiche sul futuro allargamento del complesso sorto a Chersano, bella località a sud-est dell’Istria, non mancano da parte delle associazioni ambientaliste. Comunque, si fa osservare da esperti e giornali croati, che Bruxelles sta insistendo affinché il governo croato avvii le procedure legate alla realizzazione di un rigassificatore nell’isola di Veglia (Krk). “Il risultato del referendum è emblematico: i cittadini delle municipalità locali sostengono il progetto del governo – ha sostenuto il ministro dell’economia croato Ivan Vrdoljak -, che andrà avanti come previsto. Si tratta di un piano strategico, come hanno capito perfettamente gli elettori istriani, nonostante tutte le falsità diffuse in questi giorni. Bisogna puntualizzare che la futura centrale ridurrà notevolmente le emissioni di CO2 rispetto ai livelli attuali, attirerà ben 980 milioni di euro di investimenti e permetterà la creazione di centinaia di nuovi posti di lavoro. Speriamo che le amministrazioni locali abbiano capito che organizzare consultazioni di questo tipo è uno spreco di energia, tempo e denaro. Le decisioni strategiche vanno attuate”. In questo contesto ha fatto una dichiarazione Bernard Ivcic, direttore dell’ass.ambientalista Azione Verde “continuiamo a ritenere che il futuro impianto sarà dannosissimo per l’ambiente e la salute dei cittadini. Il governo non può ignorare che il 94% dei cittadini che si sono recati alle urne hanno espresso parere contrario al progetto”.

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