Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?’.
A questo quesito sono chiamati a rispondere con un ‘si’ o con un ‘no’, il 22 ottobre, i cittadini iscritti nelle liste elettorali dei comuni del Veneto che decideranno di prendere parte al referendum consultivo proposto dal consiglio regionale. Ad analoga chiamata elettorale anche i cittadini della Lombardia, ma non con voto cartaceo, ma con voto elettronico. Francesca Forzan, per il giornale Il Bo dell’ateneo di Padova, ha chiesto un parere scientifico al professor Andrea Ambrosi, docente di Diritto costituzionale regionale all’università di Padova. Questo referendum, ha detto, è collegato al procedimento previsto dalla legge ma non ha valenza giuridica. Si chiede quindi se si è favorevoli o meno a che la Regione attivi quella procedura prevista dal terzo comma dell’articolo 116.In quanto referendum consultivo, sulla procedura di concessione di maggiore autonomia l’ultima parola spetta comunque allo Stato. Esiste la possibilità che il governo decida di non dare seguito alla consultazione? Anche se il referendum dovesse avere esito positivo, comunque non influenzerà giuridicamente il procedimento che seguirà. Eventuali forme concrete di maggior autonomia secondo la procedura prevista in Costituzione, dovranno essere negoziate prima tra Governo e Regione e poi approvate dalle Camere, a maggioranza assoluta. Il Governo potrebbe anche non volere questa intesa o il Parlamento non approvarla. Nemmeno la stessa Regione sarebbe obbligata a proseguire e quindi il peso che potrebbe avere questo referendum quindi, è esclusivamente di natura politica. La vittoria del ‘si’ non dovrebbe comportare cambiamenti immediati. La Regione si attiverà e chiederà al Governo di avviare delle trattative anche se il Governo potrebbe non arrivare a concluderle o nemmeno a trattare. Credo però che, se la partecipazione dei cittadini sarà alta e anche il numero dei ‘si’, l’appoggio popolare ottenuto potrebbe far sentire la Regione ‘politicamente più forte’ e quindi anche il Governo potrebbe sentirsi chiamato a ulteriori riflessioni. Il prof.Ambrosi ha aggiunto: L’articolo 117 della Costituzione prevede che vi siano materie su cui lo Stato esercita legislazione esclusiva mentre è sulle materie di legislazione concorrente che la Regione Veneto potrebbe richiedere maggiori competenze. Se lo Stato ritenesse di arrivare ad un accordo con la Regione, i campi su cui la Costituzione ritiene che possa esserci accordo riguardano alcuni temi: i rapporti internazionali e con l’Unione europea, il commercio con l’estero, la tutela e la sicurezza del lavoro, alcune norme relative all’istruzione, le professioni, la ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi, la tutela della salute, il governo del territorio, le grandi reti di trasporto e di navigazione, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, alcuni rami del settore bancario e altre ancora. La Regione invece, ha concluso il docente padovano, non avrà margine di trattativa nelle materie ad esclusiva competenza dello Stato: politica estera e rapporti internazionali dello Stato, immigrazione, difesa e forze armate, sicurezza dello Stato, organi dello Stato e relative leggi elettorali, sicurezza, ordinamento civile e penale e giustizia amministrativa, diritti civili, norme generali sull’istruzione e molte altre ancora. Anche nel caso di avvio delle procedure per il riconoscimento di maggiore autonomia in alcuni ambiti, la Regione Veneto non diventerà una Regione a statuto speciale come nel caso delle cinque attualmente riconosciute in Italia.
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