Il team internazionale di giornalisti autori dell’inchiesta Panama Papers, condotta dal Süddeutsche Zeitung e dal consorzio internazionale di giornalisti d’inchiesta ICIJ, ha ricevuto alla Columbia University di New York il Premio Pulitzer 2017 nella categoria Explanatory Reporting. Tra i 376 giornalisti che per mesi hanno studiato 11,5 milioni di documenti sui legami tra il paradiso fiscale e personalità di primo piano in molti paesi del mondo, c’è anche Alessia Cerantola, alumna cafoscarina (foto), che collabora con BBC Radio ed è cofondatrice dell’Investigative Reporting Project Italy (Irpi). come riferisce Enrico Costra sul magazine dell’ateneo, nel luglio 2015, Alessia Cerantola entra nel team internazionale come “responsabile, assieme alla collega Scilla Alecci, della squadra giapponese del progetto Prometheus, quello che poi ha dato vita all’inchiesta Panama Papers”. Dopo mesi di lavoro sull’archivio di documenti trapelati dallo studio legale Mossack Fonseca, escono i primi resoconti sui giornali di tutto il mondo. E’ l’aprile 2016. La giornalista italiana collabora ad alcune inchieste che riguardano personalità italiane, ma è soprattutto in Giappone che il suo lavoro ha un impatto, con articoli pubblicati su The Diplomat (Japan and the Pana Papers) e Japan Times. “Nonostante i nomi giapponesi fossero meno importanti di quelli italiani – afferma commentando i risvolti dell’inchiesta nei due Paesi – l’impatto di quest’inchiesta di ICIJ in Giappone è stato molto più forte e duraturo delle precedenti. Si sono aperti dibattiti su questo modo di fare giornalismo collaborativo, giornalismo indipendente, si sono scritti libri e fatti dibattiti. Si sono aperti nuovi filoni di indagini”. Dopo un’esperienza con Internazionale, per cui si occupa della ‘rassegna’ settimanale tratta dai media giapponesi, nel 2011 Alessia Cerantola (è di Bassano del Grappa) si avvicina al giornalismo investigativo: “Sono andata alla mia prima conferenza di giornalismo investigativo, l’IRE (Investigative Reporters and editors) a Orlando, in Florida, dove ho conosciuto i lavori di centri di giornalismo d’inchiesta come CIR, ICIJ o CPI. Prima di allora mi occupavo soprattutto di reportage, video e articoli di denuncia sociale o altri pezzi di attualità. Ma da allora ho iniziato a concentrarmi su un altro genere, l’inchiesta, fino a creare assieme ad altri colleghi italiani il primo centro italiano di giornalismo d’inchiesta basato sul modello statunitense o anglosassone, nel 2012”. Scavare tra migliaia di file per scovare storie da portare alla luce, sfruttando, quando possibile, la tecnologia e la rete di colleghi sparsi per il mondo è oggi il cuore della professione di Alessia Cerantola, che in Irpi lavora a fianco di un giornalista di grande esperienza come Leo Sisti dell’Espresso. “Sono ancora agli inizi con l’inchiesta – risponde – soprattutto vedendo quello che fanno colleghi da tutto il mondo. Credo di avere molto da imparare e spero di non finire mai di farlo, visto quanto cambia ogni giorno il nostro lavoro”. A Ca’ Foscari ha studiato Lingue e civiltà orientali, laureandosi nel 2005. Definisce la sua formazione ‘eterogenea’: “Dalle lingue classiche sono passata a quelle orientali, al giornalismo e infine alla finanza d’impresa con un master della Challenge School. Quello universitario è solo uno dei numerosi tasselli del mio percorso. Di sicuro la lingua giapponese che ho iniziato a imparare durante il periodo scolastico è stata un filo conduttore in parte del mio lavoro giornalistico”. Dal 2013 collabora con Outlook di BBC World Service, soprattutto con interviste e reportage dal Giappone. “Il posto in cui vivo è una base -spiega – ma i miei spostamenti, soprattutto in Giappone, sono molto frequenti, direi periodici. Per alcuni tipi di inchiesta, poi, una buona parte della ricerca si basa sulla lettura di documenti o di database, per cui si può fare da qualsiasi posto. A questa, solamente poi, si aggiunge la ricerca e verifica in loco”.