Maaza Mengiste, giornalista, saggista, editorialista e scrittrice americana di origini etiopi, è stata ospite del Collegio Internazionale Ca’ Foscari (coadiuvato dalla Fondazione Venezia e da San Servolo Servizi Metropolitani) come special guest del progetto Waterlines: writers in conversation, che da diversi anni porta artisti da tutto il mondo a soggiornare nella magnifica città lagunare. Nel corso di quattro conferenze, la scrittrice ha discusso di memoria storica, eredità culturale e identità personale. Concetti cari alla sua carriera di scrittrice e giornalista, che decollò nel 2010: il suo primo romanzo, Beneath the lion’s gaze (Lo sguardo del leone), è stato inserito nella classifica dei dieci libri africani più importanti del nuovo millennio, e parla della difficile eredità culturale etiope, dilaniata dal colonialismo e dalla seguente guerra civile. Come ha scritto sul magazine dell’ateneo Federico Sessolo, Mengiste (foto) ha dedicato molto tempo allo studio della storia delle idee. “Io sono nata in Etiopia, ma sono emigrata negli Stati Uniti subito dopo lo scoppio della guerra civile, assieme alla mia famiglia”, ha ribadito più volte nel corso degli incontri. “Ma non ho mai abbandonato le mie origini. Ho passato lunghi periodi ad Addis Abeba e a Roma, dove ho potuto approfondire il rapporto tra l’Italia e il Corno d’Africa”.,Una carriera itinerante, quella di Maaza Mengiste, che da diversi anni scrive per giornali prestigiosi (The New Yorker, The guardian, The New York Times) ed è in prima fila nella lotta per i diritti umani nei Paesi del Terzo Mondo, che spesso non offrono garanzie ai propri cittadini. Da sempre, Mengiste si interroga sul destino della sua terra d’origine, l’Etiopia. E le riflessioni l’hanno spesso portata ad incrociare la storia italiana. “Nelle famiglie etiopi si parla molte volte degli italiani, e dei decenni che hanno trascorso sul Corno d’Africa. Gli anziani hanno decine di storie da raccontare sui bianchi che vennero dalle nostre parti”, ha detto Mengiste durante la prima conferenza del 5 dicembre. “Invece, ho notato che in Italia questa cosa non accade. È sintomo di un passato che si vuole dimenticare, o che perlomeno non si accetta.” Una considerazione illuminante, che fa capire quanto sia controversa l’eredità del colonialismo nel nostro Paese. Proprio sul passato coloniale italiano sarà incentrato il suo prossimo romanzo, che si intitolerà The shadow King e uscirà nei prossimi mesi. Un rapporto controverso, quello tra Etiopia e Italia: “Un rapporto che riguarda tutti, dai nonni che hanno vissuto l’epoca dell’ultimo colonialismo fino a noi, che possiamo ricostruirla attraverso le fotografie e le testimonianze.” Proiettando in sala una serie di fotografie d’epoca, Mengiste ha dimostrato come da uno scatto apparentemente ingenuo si possano ricavare nozioni sottili e preziose: ad esempio, in una foto che ritrae un soldato italiano e un bambino etiope vestito all’europea, possiamo riconoscere l’azione concreta della “civilizzazione” che il regno d’Italia, da fine Ottocento in poi, ha esportato in Libia e nel Corno d’Africa; il rapporto di potere che si instaura tra i due; i simboli presenti nel paesaggio urbano dove la fotografia venne scattata.
Il potere della fotografia è strettamente legato al potere delle idee. Nelle conferenze successive, Mengiste ha coinvolto attivamente il pubblico e gli studenti del Collegio Internazionale Ca’ Foscari, condividendo alcune esperienze personali e stimolando il dibattito sulla sopravvivenza delle idee. L’autrice, visiting professor di creative writing al Queen’s College di New York, ha poi favorito la produzione di alcuni testi legati a una particolare fotografia: a partire da un monumento, da un paesaggio o da un ritratto si potevano ricavare interessanti aneddoti e riflessioni. La storia, come le idee, pervade ogni cosa.