Convegno sulle produzioni agroalimentari di qualità nel mercato internazionale tra sfide commerciali e aspetti legislativi, organizzato dall’ un. di Padova. L’iniziativa in programma a Treviso, nell’Aula Magna di San Leonardo, dal pomeriggio di venerdì 23 fino a sabato mattina del 24 marzo con trasferimento nel Palazzo Giacomelli, gode del patrocinio della Regione Veneto, della collaborazione della Provincia ed è sostenuta da sponsor locali. Saranno protagonisti dell’evento esperti di fama mondiale come Petros Mavroidis professore alla Columbia University Law School di New York, Christian Haberli World Trade Institute – University of Bern e Jorge Castro membro del Servizio Legale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Accanto a questi nomi di spicco ci saranno altri docenti stranieri (da Maastricht, Orleans, Parigi) e colleghi italiani di vari atenei come Venezia, Bologna, Roma oltre allo stesso patavino che si alterneranno al tavolo per affrontare il delicato equilibrio della circolazione delle merci nel sistema economico globale con particolare riguardo al Made In Italy. Per questo nella seconda giornata sono previsti gli interventi dei rappresentanti dei principali Consorzi di Tutela, di alcuni imprenditori di punta del settore, del responsabile ministeriale della Repressione Frodi Gianluca Fregolent, nonché del Presidente della Coldiretti provinciale Walter Feltrin che insieme al Prefetto Laura Lega porteranno il loro contributo ai lavori coordinati dal Prof. Bruno Barel. “L’appuntamento che ha valore formativo per l’ordine degli avvocati, dei commercialisti e degli agronomi trevigiani – spiega il promotore Prof. Andrea Gattini – avviene in un contesto di trattati, accordi che interessano, nel bene e nel male, l’export italiano. A richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica anche le rappresaglie statunitensi che obbligano l’Unione Europea ad individuare le contromisure da attuare”. A corredo l’analisi di Coldiretti sui dati Istat che rivelano una brusca inversione delle esportazioni italiane in USA da gennaio 2018 che fanno segnare un calo dell’1,4% con punte che arrivano al -27,9% per i mezzi di trasporto al -19,3% per i prodotti dell’agricoltura fino al -6,1% per il tessile. Dopo il boom registrato nel 2017 con il record storico di 40,5 miliardi grazie ad un aumento del 9,8% rispetto all’anno precedente, si verifica una decisa frenata con l’avvio della guerra commerciale tra Unione Europea e gli Stati Uniti. Un braccio di ferro che rischia di alimentare un pericoloso circolo vizioso dopo che alla decisione di Trump di applicare dazi sull’acciaio e l’alluminio l’Unione Europea ha risposto predisponendo contromisure su una lista di prodotti Usa che deve essere comunicata al WTO entro 90 giorni dall’inizio delle consultazioni all’interno dell’Unione Europea. Secondo lo studio di Coldiretti la vendetta dell’UE colpirebbe con l’aumento dei dazi 328 milioni di euro di esportazioni statunitensi annuali in Italia che riguardano principalmente manufatti in ferro, acciaio e ghisa per 235,3 milioni, barche a vela e a motore da diporto per 31,6 milioni e l’agroalimentare per 29,6 milioni. Nella prima black list varata dall’Unione Europea sulla quale applicare i dazi ci sono anche – continua la Coldiretti – abiti (t-shirt, pantaloni, biancheria, scarpe) che l’Italia importa dagli Usa per 18,6 milioni di euro nel 2017, cosmetici (rossetti, ciprie, manicure) per 10,4 milioni di euro e le motociclette per 2,5 milioni di euro. L’estendersi della guerra commerciale all’agroalimentare mette però anche a rischio – continua la Coldiretti – circa 4 miliardi di export agroalimentare Made in Italy con le esportazioni di cibo e bevande che sono aumentare del 6% nel 2017. Gli Usa si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna. Il vino è il prodotto più gettonato dagli statunitensi, davanti a olio, formaggi e pasta. “Occorre scongiurare il rischio di una guerra commerciale che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati – condividono gli organizzatori – cogliendo l’occasione per fare una riflessione su norme più eque. Regole che non si limitino a considerare l’aspetto economico nelle relazioni tra Paesi ma che tengano conto anche del rispetto delle ricadute delle stesse sul piano ambientale, della tutela sociale dei lavoratori e della sicurezza dei cittadini”.