“La camera funziona molto bene – ha sottolineato durante una conversazione con Monica Panetto pubblicata sul giornale IL BO dell’ateneo, Gabriele Cremonese dell’Inaf di Padova, co-principal investigator di CaSSIS e responsabile per la generazione e archiviazione delle immagini 3D –. Le immagini a colori e ad alta risoluzione sono una delle potenzialità di CaSSIS a cui si aggiunge l’obiettivo di ottenere migliaia di immagini 3D ad alta risoluzione. In questa fase di test anche il satellite sta perfezionando il puntamento e l’assetto e quindi non sono ancora state ottenute le prime coppie stereo, ma è questione di giorni”. Cremonese ha poi aggiunto : “Alla pianificazione dei target da osservare e all’analisi dei dati in Italia collaborano Stefano Debei direttore del Centro di ateneo di studi e attività spaziali “Giuseppe Colombo” (Cisas) e Matteo Massironi del dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, oltre a Lucia Marinangeli dell’università di Chieti-Pescara”. Massironi ha spiegato che uno degli obiettivi di CaSSIS, e in parte anche della missione Exomars, è di individuare su Marte possibili sorgenti di gas che potenzialmente potrebbero essere di origine biologica come il metano. In secondo luogo, si intende caratterizzare possibili landing site per future missioni robotiche e umane. Infine si osserveranno fenomeni geologici in evoluzione nel tempo, di fatto la vita geologica attiva sul pianeta. “La nostra attività in questo momento – ha sottolineato Massironi – è di definire gli argomenti di ricerca, i target in linea con gli obiettivi della missione. Il nostro gruppo è particolarmente interessato allo studio di possibili sorgenti di metano su Marte, legate ad esempio alla presenza di vulcani di fango, di tubi lavici o di cavità carsiche”. Il satellite di Exomars, ha ormai raggiunto una distanza di circa 400 chilometri dalla superficie di Marte e ora restituisce le prime immagini dalla sua nuova orbita (foto). Come quella di Korolev, un cratere da impatto nelle latitudini settentrionali del pianeta, che colpisce per i chiaroscuri e la luminosità di alcuni dettagli indice della presenza di ghiaccio. CaSSIS (Colour and Stereo Surface Imaging System), la camera a bordo del Tgo che ha inviato le immagini, è stata attivata il 20 marzo scorso ed è stata sottoposta a una serie di test in vista della missione scientifica vera e propria che avrà inizio il 28 aprile. L’obiettivo è stato quello di automatizzare completamente il processo di produzione delle immagini, così da poter distribuire rapidamente i dati per le analisi. Altro versante in cui sono coinvolti gli scienziati padovani è la caratterizzazione geologica dei possibili landing site sul pianeta, alla luce anche dell’impegno che li vede coinvolti nel training geologico per astronauti dell’Esa. “Il nostro compito – ha proseguito il docente – sarà caratterizzare queste zone dal punto di vista geologico e ciò significa capire se il landing site è adatto all’atterraggio, se ci sono rischi particolari nella discesa che dipendono dall’inclinazione del terreno, da eventuali irregolarità di superficie o dalla presenza di massi o meno. E dovremo capire inoltre quali zone possono essere d’interesse scientifico per future esplorazioni. Da geologi noi possiamo caratterizzare la superficie del pianeta, ma serve anche individuare eventuali limitazioni di tipo ingegneristico o difficoltà che potrebbero incontrare i rover nell’atterraggio”. Per questo ad essere coinvolto nello studio dei landing site su Marte è anche il gruppo di Stefano Debei. Il Cisas ha dato un contributo importante fin dall’inizio della missione Exomars nella realizzazione dei moduli Amelia e Dreams, riutilizzabile quest’ultimo con pochissime modifiche in altre missioni marziane. Nel caso di CaSSIS sono stati Cisas e Inaf a fornire il rivelatore e l’elettronica di prossimità necessaria al suo utilizzo. “Ad oggi – ha sostenuto Debei – lo strumento che fornisce le immagini a risoluzione maggiore è HiRISE, la fotocamera a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa (Mro). La differenza importante tra CaSSIS e HiRISE sta nel fatto che la camera dell’Esa, pur avendo una risoluzione un po’ inferiore, possiede i filtri di colore e questo permette di ottenere informazioni sulla composizione attraverso gli spettri di assorbimento e di emissione che si ottengono dalle immagini”. Gli scienziati dell’università di Padova collaborano in modo continuativo con l’Istituto nazionale di astrofisica, che nello specifico studia anche i fenomeni di craterizzazione. Come ha posto in evidenza Monica Panetto, si tratta di indagini che consentono di comprendere la fisica e la meccanica dei materiali e dunque di capire come reagisce meccanicamente la superficie di Marte all’impatto.