La capanna che ospita Maria e Giuseppe in attesa di Gesù, riprodotti a grandezza naturale in Aula Paolo VI,in Vaticano, è stata montata a tempo di record da cinque giovani ventenni di Gallio in provincia di Vicenza, ma diocesi di Padova, insieme al loro parroco, don Federico Zago. Don Federico ha 43 anni e da sette guida le quattro parrocchie unite di Gallio, Foza, Sasso e Stoccareddo, sull’altopiano di Asiago.
All’udienza di Papa Francesco del 9 dic.i donatori del presepe in Piazza San Pietro, realizzato da cinque artisti di Huancavelica, in Perù, e dell’albero di Natale, che viene da Andalo, in Trentino, il 10 dicembre, ci sono anche loro, insieme a 160 parrocchiani venuti in pellegrinaggio a Roma. L’idea di offrire questa natività collocata in un tipico rustico che sull’altopiano e usato come ricovero agli animali è venuta ai ragazzi del Gruppo giovani di Gallio, che si ritrovano insieme dalla cresima.La Sacra Famiglia in attesa di Gesù nello “stalotto” dei giovani di Gallio. Dopo il successo del presepe montato nella chiesa di san Bartolomeo nel Natale 2020, con statue a grandezza naturale in vetroresina che sono state acquistate dalla parrocchia, Eugenio, Riccardo, Emanuele e gli altri del gruppo hanno provato a scrivere al Governatorato della Città del Vaticano. E così si sono ritrovati a montare in Aula Nervi lo “stalotto” (rivovero per animali) con assi ricavate dagli abeti e larici abbattuti dalla tempesta Vaia nell’ottobre del 2018. Nel rustico tanti oggetti usati un tempo dai contadini.Con loro anche don Federico si è messo in tenuta da carpentiere e nel rustico in legno ha inserito, assieme ai suoi ragazzi, i diversi utensili usati un tempo dai contadini dell’altopiano: seghe, rastrelli, zappe, ma anche uno stampo in legno per preparare il burro in casa, oltre a contenitori per il latte e racchette per la neve, damigiane per il vino, e gabbie per gli uccelli da richiamo. All’esterno del rustico hanno collocato un recinto per conigli fatto da lastre di pietra che nella lingua cimbra si chiamano “Stoan platten”, che ancora oggi delimitano i confini tra le abitazioni e segnalano i sentieri. C’è anche una legnaia di abete rosso con tronchi tagliati e lasciati ad essiccare che serviranno ad alimentare la piccola stufa all’interno del rustico. Eugenio mostra le grucce in legno poste nella capanna del presepe. I due simboli del servizio del Gruppo Giovani.Ma gli oggetti ai quali i giovani di Gallio tengono di più sono uno a destra e uno a sinistra della Sacra Famiglia. Alla sinistra di San Giuseppe un pezzo di formaggio, un po’ di pane e un fiasco di vino. Li abbiamo messi, ci dice Eugenio, perché “ci ricordano la settimana di servizio che abbiamo vissuto nell’estate 2018, con il Gruppo Giovani, alla mensa della Caritas di Roma a Colle Oppio. Credevamo di essere noi ad offrire, invece abbiamo ricevuto molto di più di quello che abbiamo potuto dare”.Don Federico:una risposta a “provocazioni” del Papa. Dietro alla Madonna, invece, due grucce in legno, “che per noi simboleggiano l’altra settimana, nell’estate del 2019, che abbiamo trascorso assieme alle persone con disabilità assistite dall’Opera della Provvidenza di sant’Antonio a Sarmeola di Rubano, in provincia di Padova”. Vatican News ha chiesto anche al parroco di Gallio don Federico Zago di presentare il presepe dei sui giovani e il suo significato. Don Federico, la scelta di donare questo presepe al Papa, nasce dal fatto che tutti vi hanno detto che era molto bello, dopo che l’avete fatto la prima volta, lo scorso Natale? Forse donare non è nemmeno il termine giusto… questo presepe portato al Papa diventa quasi una risposta a quelle che sono le sue provocazioni che molto spesso lancia anche ai giovani. Gallio è anche un paese turistico, quindi soprattutto nel periodo invernale, natalizio, c’e’presenza anche di tante altre persone, oltre ai parrocchiani e tutti hanno detto “che bello, che bello!”. Quindi è nata questa idea poi anche di dire perché non provare a proporlo come dono al Papa? Da questa piccola cosa siamo stati poi chiamati e c’è stato detto, “potete farlo anche in aula Paolo VI in Vaticano”.Quindi le statue non sono opera dei ragazzi, però c’è tutta la costruzione della capanna, e il suo arredamento molto curato…
Sì, è tutto curato proprio nel dettaglio. E’ un ricovero per gli animali, un rustico tipico del nostro territorio, che viene definito in dialetto “stalotto” e abbiamo proprio pensato di ricostruirlo con tutti gli attrezzi di una volta per ricreare un rustico tipico nostro e di inserire all’interno la natività.Il presepe dei giovani di Gallio sarà alla sinistra del Papa in Aula Nervi per tutto il periodo natalizio.I giovani, nel comunicato che annuncia questa notizia del dono del presepe al Papa, dicono che rappresenta, nella sua semplicità la casa di tutti…
Certo, oltretutto questo presepe è fatto anche con il legno della tempesta Vaia, perché abbiamo pensato proprio all’idea di un Cristo che entra nella nostra povertà, nel nostro essere povere creature. Abbiamo voluto proprio utilizzare quel legno lì per dire che anche in un momento che abbiamo vissuto, nel quale abbiamo avuto veramente paura, quella notte qui in altopiano, da una devastazione può rinascere la vita stessa. Abbiamo scelto la semplicità di questa costruzione, perché ognuno che vede questo nostro presepe possa dire. “E’ qualcosa di semplice come semplici sono le nostre case”, ma come semplice è stata anche la nascita di Cristo nella nostra storia della salvezza. Nello stesso comunicato i giovani dicono di voler donare al Papa anche la loro voglia “di non farci rubare la speranza, il desiderio di giocarci la vita per gli altri”. C’è quindi tutto un cammino che ha portato a questo lavoro insieme?
Questo gruppo è formato da una ventina di giovani dai 20 ai 22 anni. Abbiamo iniziato a camminare assieme quando hanno avuto il dono del Sacramento della cresima e con questo gruppo un po’ alla volta abbiamo vissuto anche delle esperienze particolari. Una alla mensa della Caritas di Roma a Colle Oppio, dove abbiamo per una settimana, non solo servito il pasto alle persone che la frequentano, ma abbiamo voluto proprio stare insieme con loro e quindi condividere una parte importante della loro vita. E poi l’altra esperienza all’ Opera della Provvidenza Sant’Antonio che è un po’ il cuore della Carità della nostra Diocesi di Padova dove sono ospitate diverse centinaia di persone che sono affette da disabilità. E ci siamo accorti di essere stati noi l’oggetto dell’amore di queste persone che abbiamo incontrato. Tanto che all’interno del presepe abbiamo pensato di mettere anche un piatto con del cibo che ricorda l’esperienza della mensa a Roma e anche due stampelle che ricordano l’esperienza al Opera della Provvidenza.
I giovani di Gallio al lavoro nell’inverno 2020 per il montaggio del primo presepe in chiesa a San Bartolomeo
Ma c’è a Gallio una tradizione per i presepi, o anche una tradizione legata ai presepi?Qui da noi non c’è casa che non faccia il presepe. Però c’è una tradizione particolare: la sera di Natale, di solito tornati dalla messa della notte, il più anziano depone il bambinello nel presepe alla presenza di tutta la famiglia.(Vaticanews e ph)