E’ in aumento il numero dei poveri in Veneto e in Italia. E con essi è in crescita il numero di persone che si rivolgono alla Caritas. Il dato, emerso all’incontro degli operatori della Caritas veneziana presso Casa Cardinale Urbani di Zelarino, è il sunto della relazione “Povertà e marginalità: la situazione nel territorio del Nord-Est” di Alessandro Sovera, responsabile dell’Osservatorio povertà e risorse e dell’Area interventi sostegno finanziario per Caritas Rovigo e redattore del Dossier Statistico dell’Immigrazione per il Veneto. Sul problema ha dedicato un servizio il settimanale diocesano “Gente Veneta”. Questi i numeri: i nuovi “utenti” della Caritas – da gennaio 2015 a oggi – sono 7.154 in Veneto e 11.072 nel Nord-Est. Coloro che già in passato avevano usufruito dei servizi Caritas sono 6.498 in Veneto e 9.684 nel Nord-Est; in particolare quelli già venuti entro i tre anni precedenti sono 4.273 in Veneto e 6.026 nel Nord-Est. Mentre quelli oltre i tre anni sono 2.225 in Veneto e 3.658 nel Nord-Est: «Questo significa – ha sostenuto Sovera – che c’è un numero consistente di soggetti che nel lungo termine non riesce a uscire dall’indigenza”. Guardando i dati dal punto di vista della suddivisione di genere, sempre nel medesimo periodo, in Veneto i maschi sono 6.997 e le femmine 6.655. Quanto alla cittadinanza – dato di tutto il Nord-Est – si contano 6.526 italiani e 14.230 stranieri. Relativamente alle ragioni per cui le persone si rivolgono alla Caritas, si tratta di motivazioni economiche nel 38,54% dei casi, lavorative nel 20,76%, di salute nel 13,34%, abitative nell’11,15%, familiari nel 5,33%, di immigrazione nel 3,15%, di istruzione nell’1,88%, motivi di giustizia nell’1,54%, psicosociali nell’1,28%, per questioni derivanti da una qualche dipendenza nell’1,40%, disabilità nello 0,59%. La crisi ha esteso la povertà. “Ciò che si ricava da questi dati – ha aggiunto Sovera – è che la recessione economica ha esteso la povertà: infatti ora non colpisce più solo l’Italia meridionale o alcune zone degradate, ma è ovunque. Ed è trasversale: coinvolge giovani e anziani, ma anche famiglie con figli, soprattutto da due in su. Inoltre, mentre prima la povertà riguardava persone senza un lavoro, cosa che ne decretava anche un’esclusione sociale – come nel caso dei clochard – ora la povertà può toccare anche chi un lavoro ce l’ha”. Secondo Sovera «per quanto riguarda la povertà assoluta servono interventi mirati della politica, per far diminuire lo zoccolo duro di poveri estremi e non solo quelli che, magari con pochi interventi, riescono a entrare nuovamente in una situazione più o meno normal”. La Caritas ha sostenuto che si dovrebbe anche creare una rete di protezione intorno all’individuo che ad oggi non esiste in Italia: si tratta di una misura presente in tutti i Paesi europei, tranne Italia e Grecia, che consiste in un contributo economico garantito e nell’accesso a un pacchetto di servizi essenziali.