Il veneziano Paolo Costa, 74 anni, ha concluso, con un incontro (nella foto) con i dipendenti e collaboratori (90 dipendenti e 80 società controllate), il suo mandato di presidente dell’Autorità portuale di Venezia (Apv) che è durato 8 anni e mezzo. Costa, professore universitario d’economia, rettore di Cà Foscari, due volte, in anni diversi, sindaco di Venezia e poi parlamentare e Ministro dei lavori pubblici, ha detto che a giorni arriverà il suo successore, cioè Pino Musolini, veneziano della Giudecca, che assumerà l’incarico di presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale, con i porti di Venezia e di Chioggia. Paolo Costa, nel suo commiato da presidente dell’Authority, ha indicato le priorità di sviluppo: container, traghetti merci, traffico intermodale (nave-treno) e, poi, crociere. “Affido al nuovo presidente Pino Musolino, un progetto completo e coerente di cosa si deve fare del Porto, con indicazioni precise a piano regolatore, e anche alcuni dossier aperti che non dipendono da noi ma da decisioni coerenti e facilitazioni dello Stato”. Per quanto riguarda i dossier sono: Isola offshore (piattaforma d’altura), crocieristica e l’uso della conca di navigazione, vale a dire l’accesso permanente al Porto di Marghera anche con le paratie del Mose chiuse. Per quanto riguarda la parte amministrativa è stato detto che il porto di Venezia guadagna 20 mln all’anno ed ha 115 mln di debiti che sono stati utlizzati per gli escavi dei canali industriali (anni 2008 e 2009) per arruvare al pescaggi odi 12 metri; inoltre a queste uscite – che sono finvestienti e non debiti – si debbono aggiungere 45 mln per acquistare a Porto Marghera 90 ettari di Montesyndial per creare una grande area per costruire una piattaforma logistica avanzata. Costa su questo capitolo ha voluto precisare che tale area – una delle più vaste d’Italia – oggi vale tre volte tanto. Il presidente uscente Costa ha poi aggiunto che “il 2016 si è chiuso per il Porto con il più alto traffico container tra i porti dell’Adriatico, secondi solo a Capodistria e un ritorno sul mercato intermodale e Ro-ro (merci su traghetto), per i traffici internazionali. Il sistema è efficiente con movimentazioni su camion, chiatta e treno. In porto si entra nei limiti consentiti e si esce talmente bene che molti neanche lo sanno: nel 2016 abbiamo fatto oltre 605 mila teu su container e 7.140 treni, +46% ma possiamo arrivare a 15 mila l’anno”. Si tratta di una struttura che dà lavoro a 1.300 aziende e 16 mila occupati. Il prof.Costa ha poi parlato degli investimenti. Essi sono pari a 525 milioni in dieci anni: 232 milioni per gli scavi e 293 in infrastrutture. “Su 40 milioni l’anno di incasso e 20 di spese, c’è una parte accantonata per prudenza e 10 sono stati investiti, includendo i cento ettari a Marghera per patrimonializzare l’azienda. “Abbiamo tirato a lustro gli impianti esistenti e abbiamo risolto due grandi nodi: la difficoltà a fare entrare le navi e quella a far uscire le merci. Nell’alveo delle norme del Mose abbiamo cercato, con risorse ingenti, di portare l’accessibilità dei canali da 9,75 a 12 metri di pescaggio e sappiamo che 50 cm in più di profondità hanno effetti travolgenti sui traffici. Eravamo un porto perfetto nel 1954 ma sono cambiate le dimensioni delle navi, e non potendo più scavare in laguna, perché siamo arrivati al limite consentito di 12 metri, abbiamo dovuto trovare qualcosa di diverso”. Che è l’isola offshore, ha insistito con convinzione il presidente uscente. Pino Musolino, 39 anni, è un manager che ha ricoperto incarichi a Londra, Anversa e Singapore. Non si sa ancora la data del suo insedimanto: si parla fra marzo-aprile.