Gli uomini del Soccorso Alpino della G.D.F SAGF comandati dal Ten.Fernando Rapone, M.O. Simoni Paolo, App.Casera Marzio, App.De Zolt Ponte Gerry, Fin.Sc. Cagnati Filippo, Fin. Sc. Romanini Ivan, mentre installano le atrezzature di monitoraggio sulla torre Inglese. Cortina D'Ampezzo Gruppo 5 Torri 07/2006

Antonio Galgaro dell’istituto di geoscienze e georisorse dell’università di Padova sul Bo Live, il giornale web dell’ateneo, ha scritto sulle nuove tecnologie per monitorare l’evoluzione delle colate detritiche, un tipo di frana che interessa in modo particolare la zona dolomitica e che negli ultimi anni è diventata sempre più frequente. Droni, webcam e fotografia tridimensionale per prevenire il movimento di grandi masse e allertare la popolazione. Ed ha sostenuto che sono queste le ricerche su cui “stiamo concentrando i nostri sforzi per cercare di capire meglio questi fenomeni e verificare in che modo si possano ridurre il rischio e la pericolosità correlata. Spesso infatti queste colate di detrito che partono dalle grandi quote arrivano a fondo valle, riversandosi sulle vie di comunicazione o investendo anche centri abitati. L’idea è quella di utilizzare dei droni, dei sistemi fotografici che consentono di rilevare in tre dimensioni le zone particolarmente ricche di detrito che vanno rimosse e di andare a vedere quali sono i punti in cui intervenire per prevenire il movimento di grandi masse. L’altra tecnologia che applichiamo è sempre legata alla fotografia tridimensionale e sfrutta le classiche webcam per ricostruire in 3D la superficie e riconoscere mediante confronto con misure ripetute qual è l’eventuale movimento che si sta generando. Questi sistemi possono poi essere collegati a dispositivi di allertamento che avvisano la popolazione in diversi modi, per chiudere il traffico in una via di comunicazione a rischio o allertare un centro abitato”. (photo UniPd).

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