La docente di arabo a Cà Foscari Ida Zilio Grandi (nella foto) all’interno della consulta di esperti che ha contribuito al Patto Nazionale per un Islam italiano. Il documento è stato firmato al Viminale dal Ministro dell’Interno Marco Minniti e dalle associazioni musulmane più rappresentative in Italia. “Il senso del documento – sottolinea una nota pubblicata sul sito web del Ministero – è che si possono avere religioni differenti e professare religioni differenti pur essendo tutti italiani. Il documento richiama, infatti, esplicitamente la nostra Costituzione e si ancora ai “valori solidi” che tutti, Stato e comunità islamiche, insieme si impegnano a difendere. Tra i punti cruciali alla base del patto c’è infatti il principio della libertà di culto “un valore inalienabile, un punto fermo che fa di una democrazia una democrazia e di una civiltà una civiltà. Una società più integrata è una società più sicura”. All’interno del ‘board’ alcuni esperti, tra cui la prof.ssa Zilio Grandi, facenti parte della Consulta per l’Islam Italiano nominata nel 2015 dall’allora Ministro Alfano, e i rappresentanti delle maggiori organizzazioni islamiche italiane, che rappresentano il 70% dei residenti musulmani nel nostro Paese. “Questa firma rappresenta una garanzia di maggiore sicurezza per tutti– ha spiegato la docente cafoscarina. – L’Italia ha già intese con le altre confessioni ma non ancora con l’islam che è la seconda religione del nostro paese. Il Ministro ha parlato di Islam italiano – e non di Islam d‘Italia o in Italia, – a riprova del fatto che in Italia l’integrazione con la popolazione musulmana è più diffusa e radicata rispetto agli altri paesi europei e occidentali in genere. Va anche notato che il convertitismo, fenomeno sempre più diffuso da noi, funziona da ‘cuscinetto’ contro infiltrazioni che – come sappiamo – possono risultare molto pericolose.” Tra le misure concordate nel patto c’è, ad esempio, la promozione di una formazione per gli imam, per scongiurare il pericolo di imam “fai da te”; l’apertura a non-musulmani dei luoghi di preghiera; la trasparenza sui nomi degli imam e la traduzione dei sermoni in italiano; la trasparenza nei finanziamenti nella costruzione delle moschee in Italia. La questione dei rapporti con l’Islam nel nostro Paese è di grande attualità. Anche Venezia è balzata sulle prime pagine della stampa internazionale in occasione dell’ultima Biennale d’Arte, quando lo svizzero Büchel ha ricreato all’interno della chiesa di Santa Maria della Misericordia – sconsacrata, e da un quarantennio passata a privati – una moschea. “Trovo giusto che, come per i fedeli di altri culti, ci sia un luogo di preghiera decoroso anche per i musulmani nel territorio veneziano – ha sostenuto la prof.ssa Zilio Grandi.- Un luogo che abbia caratteristiche estetiche all’altezza di una città d’arte come Venezia”.