Paolo Marangon con la sua birra bio al radicchio ha vinto l’Oscar Green per la categoria “Campagna Amica”, una delle cinque sezioni del concorso – tra l’altro il più gettonato – che identifica i progetti dove il rapporto tra produttore e consumatore è esaltato. E’ il caso di questa azienda agricola di Carbonera “Zolla14” che scegliendo il metodo biodinamico offre un valore aggiunto alla salute dei cittadini. L’influenza delle costellazioni sul terreno attraverso l’impiego di botanica e principi spirituali è il segreto della disciplina agronomica ideata da Rudolf Steiner che in tempi non sospetti annunciò il degrado naturale se non si fosse intervenuti sul settore primario con scelte radicali. In gara per il Veneto anche il suo vicino di casa: Simone Serafin di Silea con il suo olio di nocciola per il gruppo “We Green” sopraffatto dall’esperienza toscana. Toccanti le sue parole verso il pubblico: “Non sarei riuscito a vivere in città, io ho bisogno della natura, così ho inventato un prodotto di nicchia perché io e la mia famiglia vogliamo rimanere autentici”. Il vincitore premiato dal presidente nazionale Roberto Moncalvo è stato sostenuto dai colleghi veneti accorsi nella capitale per l’evento che ha ospitato a
Palazzo Rospigliosi l’open space di centinaia di iniziative creative sviluppate dagli imprenditori under 35 che portano l’Italia ai vertici delle classifiche europee in fatto di partite iva: quasi 600 mila imprenditori il doppio dei tedeschi. Insieme alla delegazione anche il direttore regionale Pietro Piccioni e il presidente Martino Cerantola. “L’agricoltura torna ad essere strategica per il nostro Paese – precisa Cerantola – in campagna, infatti, c’è ancora futuro occupazionale per chi vuole intraprendere con idee nuove. Quel che più risalta è il senso della fatica e insieme l’entusiasmo praticato dai neo imprenditori che non si arrendono difronte alle difficoltà del mercato scegliendo un modello di sviluppo solidale in contro tendenza con quello frenetico e senza scrupoli che la globalizzazione vorrebbe imporci”.
Paolo Marangon ha reso noto la ricetta del suo prodotto: per trovare i cereali idonei a maltare una buona birra è stato necessario l’intervento di un mastro birraio tedesco che li ha selezionati e seminati. In questa bellissima azienda “Zolla 14” di 11 ettari e 5 mila alberi, non basta l’agricoltura biologica per realizzare chicche del made in Italy. Si è chiesto aiuto alle stelle e si è sposato il metodo biodinamico. C’è bisogno che gli elementi della natura conoscano un equilibrio ideale ed ecco che l’acqua non può che essere unica, quella appunto delle note risorgive di Treviso. Infatti è l’acqua ad essere protagonista del miracolo della birra, perché il radicchio viene immerso con le sue radici in queste acque subendo quindi una escursione termica fino a 15 gradi, in grado di fare nascere un piccolo fiore che mescolato ai malti restituisce carattere e unicità a questa birra. E’ una birra stagionale, che viene prodotta una volta l’anno, segue tutto il percorso del radicchio rosso di Treviso che ha un protocollo molto rigoroso che, comincia ad agosto e termina a dicembre, quando la temperatura scende sotto zero e il prodotto è pronto per essere lavorato. Ma prima però di dare un occhio alle stelle. Il processo di lavorazione oltre a essere rispettoso del disciplinare Igp segue – come è stato spiegato – un ‘disciplinare’ biodinamico che comporta una serie di operazioni, compiute a partire dal campo e fino alla trasformazione, seguendo il calendario astronomico. L’azienda impiega gli stessi metodi naturali anche per la realizzazione di altre eccellenze come il succo di mela limpido.