“Misure urgenti per la gestione della popolazione di orso bruno presente in Trentino” è il titolo della lettera che il presidente della Provincia autonoma Ugo Rossi, ha inviato al ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti. Rossi nel testo tratta della diffusa preoccupazione che è cresciuta dopo le recenti aggressioni e che richiama le istituzioni a dare risposte concrete, responsabili, efficaci e tempestive. Presidio del territorio, monitoraggio, intensificazione delle attività di informazione non sono più sufficienti, dice Rossi che ricorda che “solo per un caso fortuito” in occasione dell’ultima aggressione, “le conseguenze non sono state estreme” e che da allora “ci sono aree del nostro territorio che non vengono più frequentate”. Al ministro Galletti il presidente del Trentino ha esposto anche gli ultimi aggiornamenti conseguenti all’ordinanza adottata dopo Cadine: si è provveduto ad individuare, attraverso la caratterizzazione genetica, l’esemplare responsabile, e, sempre sulla base all’archivio genetico costruito in questi anni, è stato possibile definire l’area ed i percorsi tradizionalmente frequentati da questo animale. In corrispondenza dei punti a più alta frequentazione, sono state attivate tre trappole tubo, localmente attivati lacci da cattura, predisposti punti di alimentazione e messe in campo fototrappole. Inoltre, è stato intensificato il monitoraggio per intercettare possibili segnali di presenza e materiale biologico sul quale condurre ulteriori analisi genetiche. “Ma queste cose – scrive Rossi – non bastano più. In questo momento, sono in gioco la sicurezza di un’intera comunità, la sua possibilità di godere ed utilizzare in modo equilibrato e sostenibile delle risorse territoriali che sono uno dei valori fondanti di questa terra”. Di qui un invito deciso a passare dalla “gestione delle emergenze”, ad un approccio nuovo, teso alla loro prevenzione attraverso una responsabile e radicale revisione dell’impianto progettuale a suo tempo definito. Non è più possibile ignorare quanto gli indicatori sociali da un lato e quelli tecnico sociali dall’altro stanno dicendo, pena esporre i cittadini a rischi che i fatti hanno dimostrato come reali e concreti ma anche, viceversa, compromettere gravemente gli esiti del progetto che quasi venti anni fa è stato avviato, che puntava a rendere possibile la convivenza tra uomo e orso in un contesto altamente antropizzato come quello trentino.
tale territorio è stato decisamente superato”. Dopo la lettera c’è stata una riunione tecnica tra funzionari del ministero ambiente, Ispra e Provincia di Trento. Le decisioni, a quanto pare, non tarderanno a trovare applicazione.