La “stagione dei cantieri” da poco cominciata, indispensabile per il rilancio economico del Paese dopo il forzato stop epidemiologico, rischia di fermarsi e trasformarsi nella “stagione dei contenziosi”: l’allarme arriva dall’ANBI, che rende noto come molti Consorzi di bonifica ed irrigazione, esecutori di opere pubbliche finanziate, segnalino problematiche connesse all’aumento dei costi dei materiali. Le imprese appaltatrici, infatti, dichiarano di essere in forte sofferenza, perché tali imprevedibili incrementi si aggiungono alle già ingenti sofferenze finanziarie e patrimoniali, dovute all’evento pandemico; in tali eccezionali condizioni, i rincari dei materiali (acciaio, polietileni, rame, petrolio) non sono più sostenibili all’interno dei prezzi fissati al momento dell’aggiudicazione dell’appalto. “L’attuale codice di settore – ha chiarito Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – non prevede, però, la possibilità di introdurre meccanismi di revisione dei prezzi nei contratti di appalto. Nell’attuale congiuntura, la maggior parte dei cantieri rischia così di bloccarsi con gravi ripercussioni per il completamento delle opere avviate, mettendo a rischio anche la realizzazione dei progetti previsti dal Recovery Plan.” “Per prevenire tali conseguenze, che interessano investimenti per circa 790 milioni di euro e migliaia di posti di lavoro – ha detto Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – chiediamo al Governo ed in particolare ai Ministeri Infrastrutture, Politiche Agricole ed Economia un intervento normativo urgente, inserito in un decreto di prossima emanazione o come emendamento ad un decreto in fase di conversione, attraverso cui consentire agli enti concedenti ed ai soggetti attuatori, come i Consorzi di bonifica, di riconoscere alle imprese gli incrementi straordinari di prezzo intervenuti.” (ph Anbi/arch

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