Il Consiglio comunale di Due Carrare (Padova) ha approvato il progetto per il nuovo maxi-centro commerciale che prevede una costruzione di circa 40 mila mq destinati a negozi, con la promessa di 2000 assunzioni. Secondo Antonio Guadagnini, consigliere regionale di Siamo Veneto, i conti non tornano. Il Veneto è la sesta regione in Italia per numero di grandi magazzini “despecializzati”. Ne ha ben 191 i quali occupano una superficie di 255.592mq e danno lavoro a 2.443 persone.
Che una sola struttura grande 1/6 rispetto della somma delle altre riesca a garantire il lavoro praticamente come tutti gli altri messi insieme, mi lascia abbastanza dubbioso, ha precisato in una nota Guadagnini. “Questo senza contare che in poche decine di chilometri già si concentrano già diversi centri commerciali a Padova, Abano, Monselice, Albignasego, Conselve e Rovigo solo per citare i principali. Tra le Province di Padova e Rovigo si contano in totale 47 centri commerciali di cui diverse strutture esistenti necessiterebbero di manutenzioni, rinnovo negozi e registrano flussi di clienti per nulla all’altezza delle aspettative”. Il consigliere Guadagnini ha poi aggiunto che “vi è poi l’aggravante che il centro commerciale verrebbe costruito in una zona ad alto valore paesaggistico, storico ed ambientale: alle sue spalle si troverebbe il Castello del Catajo e Villa Dolfin dal Martello che a quel punto perderebbero la loro collocazione storica venendo circondati da un’immensa struttura in cemento. Non si capisce dunque il senso di costruire un nuovo maxi-centro che non solo andrebbe ulteriormente a sottrarre pubblico a quelli esistenti, ma creerebbe grossi danni all’economia locale come sottolineato da Confesercenti e Confcommercio. Il tessuto economico del Veneto è da sempre caratterizzato da piccole imprese, spesso nuclei familiari, che animano i centri dei nostri paesi. Questi purtroppo sempre più spesso si trovano costretti a chiudere per una concorrenza squilibrata verso queste cattedrali del consumo dove si possono trovare prodotti di dubbia qualità a prezzi molto più convenienti, aperti magari 12 ore al giorno. Il tutto a scapito delle famiglie di chi vi lavora e della qualità di vita dei dipendenti”, ha concluso Guadagnini.