Nuovi geni e funzioni alterati nella leucemia linfocitica granulare (LGL) a grandi cellule T sono stati scoperti da un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova, guidato da Stefania Bortoluzzi del Dipartimento di Medicina Molecolare, in collaborazione con un gruppo di ematologi finlandese diretto da Satu Mustjoki. I pazienti affetti da LGL presentano un numero eccessivo di linfociti T, anemia, scarsa coagulazione (piastrinopenia) e soprattutto ridotte difese immunitarie, con conseguenti infezioni batteriche ricorrenti. Si tratta di una patologia estremamente rara, spesso associata a malattie autoimmuni o a infezioni virali pregresse, le cui cause non sono ancora ben note. “Il nostro gruppo – ha spiegato Stefania Bortoluzzi – ha analizzato i dati di sequenziamento genomico del più grande gruppo di pazienti con LGL mai studiato (19, in gran parte finlandesi, ma anche di altre nazioni). Quando si sequenzia il genoma delle cellule tumorali, le alterazioni presenti sono moltissime, anche centinaia o migliaia in ogni paziente: la sfida è identificare quelle che realmente rappresentano le cause primarie della malattia”. Lo studio dei bioinformatici padovani (Stefania Bortoluzzi, Alessandro Coppe, Andrea Binatti, nella foto), pubblicato in questi giorni sulla rivista “Leukemia”, ha identificato nuovi geni mutati e funzioni alterate nei pazienti con leucemia linfocitica granulare. “Grazie alla costruzione e all’analisi di reti che rappresentano le connessioni funzionali tra le proteine codificate dai geni mutati – ha sottolineato Bortoluzzi – abbiamo potuto scoprire nuove mutazioni in geni che hanno un ruolo in vie di segnale e funzioni importanti dei linfociti T alterate nella LGL. Mutazioni ricorrenti colpiscono geni che regolano l’espressione genica, la proliferazione cellulare o oncosopressori. Alcune delle mutazioni identificate riguardano le proteine STAT e la proteina STAT5B mutata risulta quasi venti volte più attiva del normale. Altre mutazioni, invece, colpiscono regolatori di STAT, oppure geni e processi cellulari prima mai associati alla malattia”. L’analisi bionformatica delle reti geniche, che ha affiancato gli studi dei ricercatori di Helsinki, ha permesso di aggiungere tessere molto rilevanti al puzzle che rappresenta il panorama mutazionale nella LGL, la cui conoscenza è prerequisito per comprendere le cause di questa leucemia e per lo sviluppo di nuove, mirate e più efficaci terapie.