Il Parco Naturale Adamello Brenta è tornato ad occuparsi della ricerca riguardante gli incontri uomo-orso avvenuti in Trentino. L’indagine mira alla caratterizzazione del maggior numero possibile di testimonianze da parte di chi ha vissuto la particolare esperienza di un incontro con il plantigrado. Così, per “reclutare” testimoni che abbiano piacere di dare il loro contributo alla ricerca scientifica, il Parco ha lanciato un appello: “Hai visto l’orso? Aiutaci a conoscerlo meglio!”.
La ricerca si intreccia e trova sinergia con il lavoro di monitoraggio e controllo svolto dal personale del Servizio provinciale Foreste e Fauna, che quotidianamente raccoglie informazioni e testimonianze sulla presenza del plantigrado e sugli eventuali incontri diretti (foto). Attraverso un questionario, il Parco vuole approfondire le conoscenze in merito all’etologia dell’orso, in modo particolare riguardo ai comportamenti che esso assume quando incontra l’uomo, e verificare così l’eventuale esistenza di fattori in grado di influenzare il plantigrado. Le domande vanno anche a sondare le reazioni delle persone nel momento in cui si trovano inaspettatamente al cospetto di questo animale e cercare di comprendere se esistono elementi in grado di modificare l’opinione/accettazione degli osservatori nei confronti della specie, in seguito all’incontro. Dal riavvio della fase di raccolta dei testimoni, sono stati raccolti 113 nominativi di persone che hanno voluto dare il loro contributo alla ricerca e sono già state tutte intervistate, di persona o telefonicamente. Ora, chiunque abbia incontrato l’orso sulle montagne trentine e voglia aiutare la ricerca, può lasciare il proprio recapito al Parco (0465.806666 o orso@pnab.it) e verrà contattato da Arianna Bonavida per la breve intervista. Una prima indagine su questo tema era stata condotta dal Parco nel biennio 2007-2009 e gli esiti delle interviste sono contenuti nella Sezione 1 del volume Documenti del Parco n. 20, pubblicato nel 2013, dal titolo “Dal rapporto con l’uomo alle strategie di svernamento: le ultime ricerche del Parco Naturale Adamello Brenta”, integralmente scaricabile in formato elettronico dal sito web www.pnab.it. In questa prima indagine, erano stati raccolti 355 racconti di incontri che hanno portato ad individuare una serie di comportamenti “classici” dell’orso e di consigli su come reagire in caso di incontro ravvicinato. Questa ricerca è solo l’ultimo passaggio dell’impegno più che ventennale del Parco per l’orso bruno, cominciato proprio con la promozione del progetto Life Ursus alla fine degli anni ’90. Dopo 18 anni dalla liberazione dei primi 10 orsi provenienti dalla Slovenia, la popolazione di plantigradi in Trentino oggi è stimata in un range di 44-63 esemplari. “Ciò che ci aspettiamo – ha detto Andrea Mustoni, responsabile del Settore Ricerca Scientifica ed Educazione Ambientale del Parco – non sono differenze sostanziali nell’etologia dell’orso, quanto, piuttosto, nell’attitudine delle persone in caso di incontro, alla luce anche della massiccia campagna informativa sulle norme di comportamento che la Provincia e il Parco hanno attuato negli ultimi anni. È inoltre evidente che lo scopo della ricerca è quello di avere dati reali che siano capaci di descrivere oggettivamente il comportamento degli orsi in relazione alle nostre possibili reazioni nel momento dell’incontro. Comunicare l’esito della ricerca sarà un servizio nei confronti dei turisti e dei nostri con valligiani che potranno conoscere meglio un animale selvatico troppo spesso demonizzato da alcuni e santificato da altri. Il compito del Parco è raccontare la verità attraverso la voce di chi ha vissuto l’incontro in prima persona”. Nel contesto della ricerca ha trovato uno spazio importante la tesi di laurea di Arianna Bonavida, studentessa in Tecnologie forestali e ambientali dell’Università di Padova, che sta svolgendo il proprio tirocinio presso il settore Ricerca Scientifica ed Educazione Ambientale del Parco Naturale Adamello Brenta.
La ricerca si intreccia e trova sinergia con il lavoro di monitoraggio e controllo svolto dal personale del Servizio provinciale Foreste e Fauna, che quotidianamente raccoglie informazioni e testimonianze sulla presenza del plantigrado e sugli eventuali incontri diretti (foto). Attraverso un questionario, il Parco vuole approfondire le conoscenze in merito all’etologia dell’orso, in modo particolare riguardo ai comportamenti che esso assume quando incontra l’uomo, e verificare così l’eventuale esistenza di fattori in grado di influenzare il plantigrado. Le domande vanno anche a sondare le reazioni delle persone nel momento in cui si trovano inaspettatamente al cospetto di questo animale e cercare di comprendere se esistono elementi in grado di modificare l’opinione/accettazione degli osservatori nei confronti della specie, in seguito all’incontro. Dal riavvio della fase di raccolta dei testimoni, sono stati raccolti 113 nominativi di persone che hanno voluto dare il loro contributo alla ricerca e sono già state tutte intervistate, di persona o telefonicamente. Ora, chiunque abbia incontrato l’orso sulle montagne trentine e voglia aiutare la ricerca, può lasciare il proprio recapito al Parco (0465.806666 o orso@pnab.it) e verrà contattato da Arianna Bonavida per la breve intervista. Una prima indagine su questo tema era stata condotta dal Parco nel biennio 2007-2009 e gli esiti delle interviste sono contenuti nella Sezione 1 del volume Documenti del Parco n. 20, pubblicato nel 2013, dal titolo “Dal rapporto con l’uomo alle strategie di svernamento: le ultime ricerche del Parco Naturale Adamello Brenta”, integralmente scaricabile in formato elettronico dal sito web www.pnab.it. In questa prima indagine, erano stati raccolti 355 racconti di incontri che hanno portato ad individuare una serie di comportamenti “classici” dell’orso e di consigli su come reagire in caso di incontro ravvicinato. Questa ricerca è solo l’ultimo passaggio dell’impegno più che ventennale del Parco per l’orso bruno, cominciato proprio con la promozione del progetto Life Ursus alla fine degli anni ’90. Dopo 18 anni dalla liberazione dei primi 10 orsi provenienti dalla Slovenia, la popolazione di plantigradi in Trentino oggi è stimata in un range di 44-63 esemplari. “Ciò che ci aspettiamo – ha detto Andrea Mustoni, responsabile del Settore Ricerca Scientifica ed Educazione Ambientale del Parco – non sono differenze sostanziali nell’etologia dell’orso, quanto, piuttosto, nell’attitudine delle persone in caso di incontro, alla luce anche della massiccia campagna informativa sulle norme di comportamento che la Provincia e il Parco hanno attuato negli ultimi anni. È inoltre evidente che lo scopo della ricerca è quello di avere dati reali che siano capaci di descrivere oggettivamente il comportamento degli orsi in relazione alle nostre possibili reazioni nel momento dell’incontro. Comunicare l’esito della ricerca sarà un servizio nei confronti dei turisti e dei nostri con valligiani che potranno conoscere meglio un animale selvatico troppo spesso demonizzato da alcuni e santificato da altri. Il compito del Parco è raccontare la verità attraverso la voce di chi ha vissuto l’incontro in prima persona”. Nel contesto della ricerca ha trovato uno spazio importante la tesi di laurea di Arianna Bonavida, studentessa in Tecnologie forestali e ambientali dell’Università di Padova, che sta svolgendo il proprio tirocinio presso il settore Ricerca Scientifica ed Educazione Ambientale del Parco Naturale Adamello Brenta.