La pratica della navigazione a vela su imbarcazioni d’altura utilizzata come strumento di riabilitazione e inserimento sociale in soggetti con difficoltà legate alle patologie rare per una migliore qualità di vità. Con queste finalità è stato varato il progetto “Vela Rara”, sviluppato e portato a compimento, grazie al contributo della Fondazione “Maurizio Fragiacomo” di Milano, al proficuo impegno del Centro Nazionale Malattie Rare dell’Iss e al supporto del Porto Turistico di Roma e di Decathlon (nella foto un gruppo di fruitori del progetto “Lega Rara”). Nella sede del Lido di Ostia della Lega Navale Italiana sono stati illustrati i risultati dell’iniziativa “Vela Rara”, realizzata dalla Delegazione Roma – Tor Vergata della Lega Navale Italiana grazie al contributo della Fondazione Maurizio Fragiacomo, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità attraverso il coinvolgimento del Centro Nazionale Malattie Rare, la Capitaneria di Porto Guardia Costiera di Roma, il Porto Turistico di Roma e Decathlon. L’idea, spiega una nota, è nata considerando la pratica della vela come un’efficace strumento e un’interessante opportunità per affrontare le problematiche presenti in molte patologie rare, cromosoma 22 e la sclerosi tuberosa, i cui sintomi si manifestano principalmente in ritardo o difficoltà negli apprendimenti, deficit di attenzione, ritardo cognitivo, disturbi delle capacità verbali e alterazioni comportamentali. In tale contesto, la vela offre molti spunti per stimolare le funzioni cognitive deboli, linguaggio, poiché la terminologia velica richiede un ampliamento del vocabolario, dove le “corde” diventano “cime” e ogni manovra o attrezzatura ha una sua propria denominazione. In secondo luogo, viene stimolata la formazione di un pensiero deduttivo: ad ogni parola corrisponde una funzione specifica alla quale occorre immediatamente risalire e, altrettanto prontamente, collegare gli altri termini, funzioni ed azioni ad essa correlate. Infine, in barca a vela si lavora in equipaggio e si migliorano le abilità sociali. Apprendendo a navigare, si agisce quindi anche sul senso di autostima, arrivando a costruire un’immagine di sé competente, efficace, capace di affrontare gli eventi avversi della vita, così come in barca si affrontano imprevisti legati al meteo, ai venti, al mare. Alla luce dei risultati ottenuti, è diventato evidente che la replicabilità delle prassi operative rende il Progetto “Vela Rara” un modello flessibile, adattabile a numerosi contesti a supporto della disabilità e del disagio.