Cultura del territorio, partecipazione e nuove tecnologie: la provincia bellunese è stata protagonista nella consultazione nazionale sul patrimonio intangibile nell’era digitale. Nei giorni scorsi, ottanta giovani ed esperti digitali (nella foto) si sono incontrati per contribuire alla proposta italiana al Consiglio d’Europa, grazie alla partnership tra DOLOM.IT e la Digital Cultural Heritage School. L’appuntamento si è tenuto presso il MiM Belluno – Museo Interattivo delle Migrazioni: un’istituzione dove la memoria storica di un intero territorio incontra le nuove forme di espressione offerte dalla tecnologia. Gli ottanta studenti, suddivisi in cinque gruppi, hanno così partecipato alla consultazione pubblica nazionale indetta dalla Digital Cultural Heritage School. Quest’ultima è una rete di oltre sessanta istituzioni – fra cui ventisette università – enti di ricerca, istituti di cultura e organizzazioni scolastiche. Il cuore della consultazione ruota attorno ad una sola domanda: cosa diventa il patrimonio culturale quando tutte le persone possono contribuirvi grazie agli strumenti digitali? Sono state le persone a rispondere direttamente e i questionari, compilati in tutta Italia, contribuiranno al documento di indirizzo italiano sul patrimonio intangibile nell’era digitale da sottoporre al Consiglio d’Europa. Belluno è capofila in questo processo, sia perché il museo virtuale del paesaggio Dolom.it ha contribuito a redigere il questionario nazionale, sia per la prontezza di scuole, musei e associazioni a cogliere le opportunità dell’incontro tra cultura e digitalità. Di esempi concreti ce ne sono molti nel mondo: dalle collezioni online del Rijksmuseum ad Amsterdam, alle comunità virtuali di memoria e testimonianza avviate dallo Smithsonian di Washington. Belluno ha intrapreso la stessa strada, ma non su impulso di forti enti culturali famosi in tutto il mondo, bensì grazie alla collaborazione spontanea del suo tessuto culturale, scolastico e istituzionale. Ad accompagnare il museo Dolom.it in questa esperienza c’è, infatti, il mondo scolastico – con Scuole in Rete per un Mondo di Solidarietà e Pace, l’Ufficio Scolastico territoriale e la Consulta Studentesca Provinciale – il mondo culturale – con le associazioni Bellunesi nel Mondo e Club 1595 Belluno – e un’importante iniziativa nazionale che promuove nuove forme partecipate di comunicazione digitale nel settore culturale. Ospite d’eccezione il 26 novembre è stata, infatti, Marianna Marcucci, co-fondatrice di Invasioni Digitali (www.invasionidigitali.it), un movimento culturale nato dal basso che ogni anno coordina, in tutta Italia, l’organizzazione di vere e proprie “invasioni” partecipate in luoghi di cultura. Gli studenti che hanno partecipato alla giornata di sabato scorso sono già dei “veterani” della digitalizzazione. Tra di loro ci sono sia i giovani curatori del museo Dolom.it, sia gli studenti che hanno partecipato al progetto di digitalizzazione degli Archivi Napoleonici dell’Archivio di Stato promosso da Scuole in Rete. La tavola rotonda, iniziata nell’aula magna dell’ITIS Segato di Belluno, si è poi spostata al Museo Interattivo delle Migrazioni presente presso la sede dell’ABM (Ass.Bellunesi nel mondo). I ragazzi hanno quindi immaginato come vivere il patrimonio culturale nel loro tempo sottoponendo le loro idee al Consiglio d’Europa. “Le risposte che abbiamo già raccolto ci fanno capire quanto i giovani siano interessati al loro territorio, purché si permetta loro di interpretarlo con gli strumenti che sono abituati ad usare nella vita di tutti i giorni” fanno sapere dallo staff di Dolom.it. Creare delle playlist su Spotify con le canzoni dei cori di montagna o un canale Youtube dedicato alle ricette tradizionali dolomitiche, sono solo alcune delle proposte già pervenute online. “Invitiamo tutti a partecipare alla consultazione anche tramite la nostra pagina Facebook, dove troverete il link diretto al questionario e alcuni giochi partecipativi attraverso cui stiamo coinvolgendo le comunità virtuali”. Questo è l’orizzonte sul quale si muovono le nuove generazioni: non un patrimonio “conservato” e raccontato dall’alto in basso, ma condiviso su piattaforme globali al quale tutti possono contribuire.

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